Tuffi proibiti nelle acque della cava Biasuzzi: sette giovani finiscono a processo

Venerdì 14 Aprile 2023 di Giuliano Pavan
L'ingresso della cava Biasuzzi a Paese

PAESE - Probabilmente non era la prima volta che andavano a fare il bagno nella cava Biasuzzi a Paese. Di certo l’ultima è costata cara a un gruppo di giovanissimi che ora si trova ad affrontare un processo per invasione di terreni. A sporgere denuncia era stata proprio la famiglia Biasuzzi che, informata della presenza non autorizzata (in un giorno di chiusura) di persone all’interno della cava di ghiaia aveva fatto intervenire i carabinieri. Sotto accusa sono finiti in dieci, ma tre di loro hanno già chiuso i conti con la giustizia dopo aver superato con successo la messa alla prova. Gli altri sette invece (compresi cinque minorenni per cui procede il tribunale dei minori di Venezia, ndr) dovranno presentarsi di fronte al giudice, dopo essersi opposti a un decreto penale di condanna da 1.177 euro (di cui 1.125 euro in sostituzione di 15 giorni di reclusione). 


IL FATTO

I fatti contestati risalgono al 23 luglio di sei anni fa. Per sfuggire alla calura, affascinati anche dal gusto del proibito visto che si trattava di proprietà privata, i 15 giovani si erano introdotti nella cava Biasuzzi per una giornata in compagnia e per fare il bagno in quelle acque, tra l’altro molto pericolose perché, al di là della profondità che in alcuni punti può arrivare fino a 30 metri, hanno una temperatura molto bassa, che anche d’estate può scendere fino a 6/7 gradi a una profondità di appena 2 metri. Da mesi però la proprietà aveva ricevuto segnalazioni che durante il weekend la cava era diventata meta di pic-nic e tuffi non autorizzati.

Motivo per cui la famiglia Biasuzzi, informata della presenza di un gruppo di giovani (tutti di età compresa tra i 20 e i 25 anni, a cui si aggiungevano i cinque minori di età compresa tra i 15 e i 17 anni), aveva deciso di allertare i carabinieri.


IL BLITZ

Una volta giunti sul posto, i militari hanno trovato la compagnia intenta a rifocillarsi nelle acque della cava. Nel giro di qualche decina di minuti tutti i giovani sono stati identificati e, su iniziativa della famiglia Biasuzzi, denunciati a piede libero per la violazione dell’articolo 633 del codice penale. L’indagine è stata veloce: la Procura ha emesso il decreto penale di condanna a carico dei giovani dando avvio al procedimento penale che ora li vede imputati, a sei anni di distanza dai fatti. alla sbarra un montebellunese di 28 anni, due castellani di 29 e 23 anni, due ragazze di Cittadella di 25 e 24 anni, un coneglianese di 26 anni e un vicentino residente a Trebaseleghe di 27 anni. Reato estinto per aver superato la messa alla prova per due marocchini residenti a Feltre di 26 e 28 anni e per un kosovaro 39enne di Paese.

Ultimo aggiornamento: 07:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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