Truffa con le auto di lusso, a giudizio anche Alain, figlio del rallista

In dieci a processo e due assolti per un giro di vetture rubate e rivendute

Giovedì 6 Ottobre 2022 di Valeria Lipparini
Alain Valle, figlio del rallista Fabio

TREVISO - Due assolti per non aver commesso il fatto e dieci rinviati a giudizio nell'udienza preliminare di fronte al giudice Cristiano Vettoruzzo.

L'accusa per otto parla di associazione a delinquere finalizzata alla truffa con l'obiettivo di smerciare auto rubate nel sud Italia, soprattutto Sicilia e Campania, usando i canali internet. Per altri due di ricettazione e truffa. Ma, il risultato non cambia di molto: quando gli acquirenti si accorgevano di aver pagato per auto rubate, impossibili da immatricolare, era troppo tardi. I loro soldi erano scomparsi.


A GIUDIZIO
A giudizio, tra gli altri, c'è Alain Valle, il 38enne di Povegliano figlio del rallista Fabio, accusato di ricettazione e truffa in qualità di amministratore unico e legale rappresentante della ditta Am Motorsports srl che, secondo la Procura, metteva in vendita auto con telaio contraffatto, che consegnava dopo aver riscosso la cifra pattuita - spesso decine di migliaia di euro - senza aver completata la pratica dell'immatricolazione. Insieme a lui sono stati rinviati a giudizio Mauro Pollici, Fakama Levak, Davide Levak, Sandro Fantin, Marco Stecchi, Marco Bortoluzzi, Giuseppe Reina, Gaetano Calì, Antonio Caldato e Leonardo Angelo La Rosa. Sono stati invece assolti, per non aver commesso il fatto, Torresan Emanuele e Graziano Biasetto, patrocinati dall'avvocato Sergio Zambon e Matteo Pin. Ad uno era stato contestato il fatto che nel conto corrente era transitata una ingente cifra di denaro, reputata provente del traffico illecito di auto. Mentre l'altro era finito nell'inchiesta in quanto vicino a casa sua, era parcheggiata una delle tante auto rubate. Sono stati entrambi ritenuti estranei alla vicenda e assolti in udienza preliminare, dal giudice Cristian Vettoruzzo.


L'INDAGINE
Come è stato scoperto l'inghippo? Per caso. Le auto rubate, per essere vendute, facevano un giro tortuoso, finendo nella Repubblica Ceca e poi venivano nuovamente immatricolate in Italia. Una Fiat 500, nel corso di una reimmatricolazione, è stata controllata dalla polizia ed è stato a questo punto che gli agenti si sono accorti che il numero di telaio corrispondeva a un'auto precedentemente rubata. Da qui il sospetto: poteva essere un caso? Oppure era la classica punta di un iceberg? Le indagini hanno, poi, scoperchiato il raggiro. L'udienza è stata rinviata al 14 dicembre del prossimo anno.

 

Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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