​Viti, danni per milioni. «E non ci sono difese»

Martedì 30 Aprile 2019 di Elena Filini
Viti, danni per milioni. «E non ci sono difese»
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TREVISO - A Farrò e Valleverde la vendemmia 2019 non si farà. Il danno stimato è del 75% almeno. A Rolle la percentuale di germogli danneggiati è del 60%. A Colbertaldo le viti colpite superano il 70%. Nella fascia che va dal Ponte di Vidor a Follina e comprende Bigolino, San Giovanni, il Follo, Guia la grandine ha distrutto il 30% del futuro raccolto. Il Consorzio Docg non azzarda cifre. «Il dato esatto sarà reso noto con il Cda di lunedì prossimo» anticipa Innocente Nardi. «Si capirà davvero alla fine di maggio, ma è ragionevole pensare che potremmo attestarci sui 3 milioni» riflette però Franco Adami di Confagricoltura. Parere confermato da Avepa, l'Agenzia regionale per i pagamenti in agricoltura, che informa su come alla fine ci si attesterà su «svariati milioni di euro». Perchè è così difficile la conta? «In questo periodo i germogli sono in piena fase di crescita -spiega Adami- ma sono ancora molto teneri e si spezzano facilmente. La grandine li ha tranciati in due, facendo cadere le inflorescenze e spezzando anche i rami. I germogli spezzati significano che una parte della produzione andrà persa. Ci sarà qualche ricaccio, qualche tralcio potrà buttare ancora grappoli, però il danno fatto è irreparabile».
PROTEZIONI PASSIVEOggi però la riflessione va oltre: di fronte alla tropicalizzazione del clima e alle tempeste fuori stagioni le colline della Docg sono in pratica senza difese. «Il 15% delle aziende della Cru ha le reti antigrandine -sostiene infatti Arturo Pizzolon di Avepa- ma purtroppo non sono servite a nulla: la grandinata è arrivata da ovest, ossia nella direzione opposta rispetto a come sono state montate le protezioni». Le cinture d'acciaio che dovrebbero proteggere le viti sulle colline della vendemmia eroica, irte e pendenti, sono praticamente impossibili da montare. Inutili e pericolose le definiscono gli agronomi. «Dove c'è grande pendenza le reti pongono il problema della sicurezza nelle manutenzioni, e sono difficilissime da montare». Sui cannoni antigrandine il commento anche di consorzi è chiaro. No comment. L'impressione è che non servano a nulla. Posso avere una qualche utilità -riflette Francesco Rebuf, agronomo, consulente per alcune tenute della Docg e della Doc- se il fenomeno temporalesco si sviluppa in basso il cannone può avere una sua efficacia, altrimenti è del tutto inutile».
LA FARSAA corroborare la loro inutilità c'è un recente studio commissionato dalla Regione Emilia Romagna a due centri di ricerca francesi di alto profilo (studio utilizzato anche da Serenissima meteo per un focus, ndr). La sostanza delle conclusioni: i cumulonembi possono arrivare a 10-12mila metri di altezza e, anche se modesti, occupare un volume d'aria dell'ordine di 120 km cubi, tre volte il volume d'acqua del lago di Garda. Inoltre al loro interno possono sviluppare un'energia pari almeno ad un paio di bombe atomiche. Appare evidente che non è possibile deviarne o modificarne la struttura o lo spostamento con un'onda d'urto. Quella generata da un cannone si riduce a 0,0033 millibar di pressione a 4mila metri, un valore assolutamente insufficiente anche solo per intaccare la base della nube, figuriamoci per distruggere i chicchi di grandine. 
ASSICURAZIONICosa resta dunque? Le assicurazioni. Non a caso Consorzio difesa Treviso è uno dei più grandi d'Italia. Aderendo al consorzio agricoltori e viticoltori possono ottenere rimborsi fino al 60% per i danni da maltempo, grazie all'accesso al fondo europeo Feaga (fondo europeo agricolo di garanzia) e ad assicurazioni private. CondifesaTVB è il contraente assicurativo per conto dei Soci, riuscendo a ottenere condizioni che ai singoli sarebbero negate, e concorre a gestire e monitorare la corretta erogazione del contributo pubblico da parte degli Enti preposti. I tempi di erogazione del denaro erano, fino a due anni fa, il grosso problema. «Ma oggi -fa sapere Filippo Codato- si sono accelerati i rimborsi. In sei mesi abbiamo ottenuto la franchigia per la grandinata del settembre 2017». Il Governatore Zaia ha firmato il decreto sullo stato di emergenza già sabato. «Attendiamo che i sindaci formalizzino il censimento dei danni a opere pubbliche, infrastrutture e impianti». A Follina, comune bersagliato dalla grandinata, il sindaco Mario Collet è al lavoro con l'ufficio tecnico. «Sabato abbiamo dovuto asportare la grandine e il ghiaccio con i camion. Impressionante. Questa sera porteremo in giunta un primo elenco dei danni. L'impatto non è stato omogeneo per fortuna, ma nelle frazioni di Farrò, Valleverde e al Col sono rimasti solo i tralci».
Elena Filini

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