TREVISO - Hanno tenuto sotto controllo la situazione attraverso le telecamere della polizia locale puntate sulle principali strade del centro storico. Quando ha visto che la situazione stava precipitando, che la fiumana di persone in arrivo per lo struscio natalizio continuava ad aumentare e che le distanze di sicurezza stavano saltando, il sindaco Mario Conte ha preso la decisione: «Basta, si chiude». È così scattato il piano per contingentare l'ingresso dei pedoni nel centro storico di Treviso. Verso le 16 i vigili hanno piazzato le transenne e sbarrato l'ingresso del Calmaggiore, la via cittadina dello shopping e invitato chi arrivava a accedere dalle vie laterali o a tornare indietro quando la folla si è fatta troppo consistente. In questo modo il serpentone di gente è stato spezzettato in tanti rivoli più gestibili. Grazie anche alla collaborazione della Protezione Civile, nel cuore della città è stato creato un percorso: ingresso al Calmaggiore solo dalle vie laterale e da piazza Borsa, uscita dal battistero del Duomo. E tanti vigili lungo tutto il percorso per controllare rispetto delle distanze, uso delle mascherine e per mandare indietro la gente dai punti che si facevano troppo affollati. «Abbiamo limitato l'accesso per proteggere la comunità - spiega Conte - è pazzesco come certa gente non riesca a fare il salto di mentalità e capire che siamo alle prese con una pandemia gravissima. Siamo stati costretti a chiudere la via principale della città, c'era troppa gente. E tantissimi venivano da altri comuni, qualcuno anche da fuori regione». Non sono mancati i momenti di tensione. Il sindaco si è beccato anche qualche insulto da chi si è sentito offeso dal non poter fare la passeggiata come programmato. LA SOLIDARIETÀ Le immagini con migliaia di persone in giro per Treviso sono arrivate anche al governatore Luca Zaia: «Il sindaco di Treviso ha fatto benissimo - ha sentenziato - ha dimostrato di avere a cuore la propria comunità. Ma se il sindaco è dovuto ricorrere alla transenne perché la gente in giro era troppa, dobbiamo anche renderci conto che il senso civico è finito. E lo dice uno che ha sempre prediletto il dialogo con i cittadini e che è ancora convinto che un'emergenza del genere non possa essere gestita solo con ordinanze e verbali». Zaia però ammette: «Rispetto a marzo il clima è cambiato. In primavera cantavamo dai balconi che sarebbe andato tutto bene e ragionavamo da comunità. Oggi invece prevale l'io e sembra che il coronavirus sia un problema solo degli ospedali». E non nasconde la sua preoccupazione: «Se continua così un nuovo lockdown sarà inevitabile. La nostra sanità regge e infatti siamo in zona gialla. Ma negli ospedali veneti sono ricoverate 3.200 persone, 370 nelle terapie intensive quando la media in periodo normali è di 200. I malati di Covid cannibalizzano non solo letti, ma anche personale ed energie da altri reparti. Bisogna assolutamente allentare la pressione. Chi è malato di Covid ha bisogno di cure importanti e servono un argine al contagio. In Calmaggiore c'erano migliaia di persone. Sappiamo che, in media, uno su cento è asintomatico. Tra 5-6 giorni vedremo quanta gente arriverà negli ospedali positiva e ci dirà che sabato era a passeggio per Treviso».
IL MONITO Zaia previene anche l'obiezione: «Ma se la situazione è così fate altre ordinanze».