MIANE - «Liliana Ordinanza si è difesa e ha ucciso l'uomo che l'aveva stuprata e sequestrata. Merita d'essere assolta», è quanto sostiene l'avvocato difensore Monica Nassisi nel ricorso in Cassazione contro la condanna a 14 anni e 4 mesi inflitta alla 28enne di Conegliano per l'assassinio dell'amico di sballo Mehdi Chairi, operaio di 42 anni, di Miane. Secondo il legale, i magistrati d'appello, pur riducendo di quasi 5 anni pena inflitta in primo grado, non avrebbero adeguatamente valutato gli elementi a favore della legittima difesa. «Le perizie della Scientifica - puntualizza l'avvocato Nassisi - confermano la versione di Liliana. Quando è stata stuprata è rimasta impietrita, sopraffatta dal terrore. Poi ha provato a scappare dalla casa di Chairi. A quel punto c'è stata la colluttazione e lei, afferrato un coltello, ha pugnalato a morte il suo aguzzino. A confermarlo le tracce di sangue vicino al letto e le ferite sulle mani di Liliana. Per questo quella sentenza di condanna grida vendetta. Ordinanza ha ucciso per difendersi e scappare da chi l'aveva stuprata».
In subordine la difesa punta a ottenere ulteriori attenuanti, rispetto a quelle già riconosciute, e ad abbattere ulteriormente la pena. In questo caso si potrebbe scendere intorno ai 10 anni di carcere e per la 28enne di Conegliano, in carcere da 3 anni e mezzo, potrebbe ottenere, vista la buona condotta, la semilibertà nel giro di 3/4 anni.
I FATTI
Il delitto si consumò la notte del 17 aprile a Miane, dove Liliana e Mehdi aveva trascorso una notte di eccessi, consumando cocaina e altre droghe. Poi lo stupro o comunque il rapporto sessuale. A quel punto Liliana cercò di scappare dalla casa dell'orrore, ma Chairi avrebbe cercato di impedirle la fuga. Liliana avrebbe reagito e ci sarebbe stato un acceso diverbio durante il quale la 28enne avrebbe afferrato un coltello e avrebbe ripetutamente pugnalato l'amico nordafricano (almeno 2 rasoiate sono risultate mortali, ndr). Sarebbe poi scappata e solo dopo un paio di giorni sarebbe stata assicurata alla giustizia.
TESTIMONIANZA CHOC
«Dopo lo stupro volevo andar via, ma lui pretendeva altri rapporti sessuali. Ho impugnato il coltello. Non so voi cosa avreste fatto». Ora tutte le carte sono sul tavolo e la parola passa ai giudici del Palazzaccio che, entro fine anno, esamineranno le carte del processo per l'omicidio volontario di Miane e decideranno se confermare e modificare la sentenza d'appello.
Roberto Ortolan
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