TREVISO - «Nostro padre è morto per un errore medico.
LA VICENDA
L’81enne era stato ricoverato nel reparto di medicina generale della struttura ospedaliera di viale Vittorio Veneto il 25 luglio 2017. Lamentava un «edema agli arti inferiori e facile esauribilità muscolare, oltre ad algie alle articolazioni delle gambe durante la deambulazione». Le sue condizioni generali di salute durante la degenza, come riportato nelle cartelle cliniche allegate alla richiesta di Atp (accertamento tecnico preventivo, ndr), erano buone e stazionarie. Al momento del ricovero, sottolineano i figli, era stato fatto presente al personale medico sanitario che Lorindo era allergico all’amoxicillina. A riguardo avevano presentato anche un tesserino in cui c’era scritto: «Attenzione, persona allergica ad amoxicillina, mezzi di contrasto iodati e sangue omologo». Una settimana più tardi, il 2 agosto, l’81enne si era svegliato con la febbre, che verso l’ora di pranzo era salita fino a 38,3 gradi. Nella perizia del tribunale si legge che «il personale medico prescriveva al paziente una terapia antibiotica e il personale sanitario, alle 14.30, somministrava a Maschera il farmaco Augmentin (amoxicillina)».
IL DECESSO
Stando alla perizia 25 minuti più tardi, ovvero alle 14.55, la situazione è precipitata. A lanciare l’allarme è stato il compagno di stanza dell’81enne. All’arrivo del personale medico sanitario il signor Maschera era «non responsivo, con respiro agonico e i polsi periferici non percepibili». Scattarono tutte le manovre del caso: prima il massaggio cardiaco esterno, poi l’intubazione orotracheale e infine la rianimazione cardiopolmonare, che è andata avanti fino alle 15.47, orario in cui è stato dichiarato il decesso.
LA TRAFILA
I figli di Lorindo Maschera, dopo aver perso il genitore, non erano convinti che Lorindo fosse morto per cause naturali. Così, visto che non era stata effettuata alcuna autopsia, hanno deciso di affidarsi allo Studio Nordest Risarcimenti di San Donà di Piave per capire quali fossero state le cause che avevano portato al decesso del loro congiunto. L’agenzia ha così chiesto l’accesso a tutta la documentazione medica di Lorindo Maschera e dato mandato a un consulente di parte di effettuare una perizia medico legale. Il risultato fu, appunto, che l’81enne morì per uno choc anafilattico dovuto all’assunzione per via endovenosa di un antibiotico a cui era allergico. Con la perizia in mano, i familiari dell’81enne hanno chiesto all’ospedale San Camillo un risarcimento per colpa medica ma le Assicurazioni Generali, per conto della struttura, avevano negato il risarcimento «ritenendo non provato - si legge nell’Atp del tribunale di Treviso - il nesso causale tra la malpractice medica descritta e il decesso». A questo punto lo Studio Nordest Risarcimenti, appoggiandosi all’avvocato Matteo Cibinetto, ha presentato istanza al tribunale di effettuare l’accertamento tecnico preventivo. E i due periti incaricati dal giudice sono giunti alla stessa conclusione. Ora i figli di Lorindo Maschera, con il documento del tribunale, cercheranno di raggiungere un accordo stragiudiziale con l’ospedale San Camillo. Se non andrà in porto si sono detti pronti a intraprendere una causa civile nei confronti della struttura che potrebbe portare, in caso di vittoria, anche a uno strascico a livello penale per l’ospedale: l’omicidio colposo è infatti procedibile d’ufficio e, nel caso in cui il giudice dovesse dare ragione ai familiari della vittima, potrebbe inviare gli atti del procedimento in Procura.