TREVISO - Si accorge che dal conto spariscono piccole somme per un totale di circa 500 euro. Sospetta che qualche truffatore le abbia carpito i codici, così blocca la carta e presenta denuncia in questura. Ma a spillare il denaro era il figlio 18enne. Il ragazzo faceva shopping con la carta di credito della mamma: gadget tecnologici, vestiti e altri sfizi. Quando gli agenti della Squadra mobile hanno rivelato alla donna l’identità del responsabile, lei stentava a crederci: non avrebbe mai immaginato che il ragazzo arrivasse a tanto. Insieme al marito ha tentato di fare marcia indietro: non voleva proseguire nell’iter giudiziario per non mettere nei guai il figlio. I genitori avrebbero preferito risolvere la questione tra le mura di casa. Ma ormai troppo era tardi: la macchina della giustizia era già stata messa in moto. Una volta identificato il responsabile, la denuncia è scattata d’ufficio. Il 18enne dovrà rispondere dunque di indebito utilizzo di carta di credito. Un reato punito con la reclusione da uno a cinque anni di carcere e una multa compresa tra i 310 e i 1.550 euro.
SOLDI SPARITI
LE INDAGINI
A inchiodare il ragazzo sono state le indagini della Squadra mobile. Denuncia ed estratti conto alla mano, gli agenti hanno ripercorso a ritroso le tappe della giovane manolesta, individuando gli sportello bancomat in cui aveva fatto i prelievi. A quel punto gli inquirenti hanno passato al setaccio i filmati di videosorveglianza dei diversi Atm utilizzati. Le immagini estrapolate non lasciavano spazio a dubbi: il ladro era proprio il figlio. Aveva attinto al conto corrente per fare spese personali. Messo di fronte alle prove concrete delle sue malefatte, il ragazzo ha ammesso la propria responsabilità. Negare l’evidenza sarebbe stato controproducente. Per la 52enne è stata una doccia gelata, che ha aperto una ferita in famiglia. Non solo per le conseguenze giudiziarie che il 18enne si troverà ad affrontare, ma anche nei rapporti di fiducia tra genitori e figlio. Inutile dire che la coppia avrebbe preferito risolvere tutto nell’intimità della propria casa chiedendo conto al ragazzo del suo comportamento. Invece il caso finirà quasi sicuramente davanti a un giudice.
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