TREVISO Paura e rabbia. Tanto da invocare i “cacciatori di teste” contro i tre soci della New Financial Technology Ltd, la società italo-inglese, fondata a Silea, al centro del caso sulla presunta truffa delle criptovalute.
IL TERREMOTO
Sono giorni angoscianti per le centinaia di investitori che si erano fidati della proposta allettante della società, fondata dai tre trevigiani Christian Visentin, Mauro Rizzato e l’avvocato Christian Giullini. La promessa di una rendita mensile del 10% sugli investimenti fatti ha fatto gola a molti e fino a poco tempo fa tutto sembrava andare liscio. Poi il terremoto, arrivato sotto forma di mail, che ha seminato il panico: l’azienda ha bloccato le rendite “per problemi interni”. Più passa il tempo più cresce il timore che i soldi investiti siano persi per sempre. Malgrado le rassicurazioni (piuttosto vaghe) ricevute in questi giorni da Giullini, il legale rappresentante della società. L’unico rimasto a metterci la faccia, assicurando che il capitale verrà restituito: se le sue parole siano sincere oppure no saranno le indagini a fare chiarezza.
NEL MIRINO
Sul canale sono apparse anche le foto dei soci: quello più preso di mira è Visentin, che si è sempre occupato della parte tecnica della società ovvero la gestione del software per gli investimenti, dei fondi e dei wallet. Di lui nessuna traccia: tantissimi i clienti che lo hanno cercato senza nessuna risposta. Al punto che qualcuno ha tentato di fare pressione sui suoi famigliari. «Qualcuno ha contattato la moglie di Visentin e questa gli ha detto che minacciarla non è stata una buona idea - si legge nella chat - che lei non sapeva nulla, sta in Italia e che il suo cellulare è controllato dalla polizia di Dubai». E lì che si troverebbe Visentin, secondo Giullini, pronto ad «avviare un’azione legale» nei confronti del socio per una serie di «presunte anomalie» che avrebbero portato a un “alleggerimento” della cassa societaria. Tra incertezze e diffidenza, continuano intanto le videocall tra la società e i gruppi di investitori. Chi riferisce di aver parlato con Giullini viene tempestato di domande. Una su tutte: «Quando ci ridanno i soldi?». Già perché è questo l’obiettivo della schiera di investitori: 200 solo i casi trevigiani emersi finora, oltre 700 quelli che da tutta Italia e anche dall’estero si stanno unendo per intraprendere un’azione congiunta nei confronti della società. Nelle chat il clima è piuttosto teso: c’è chi racconta di essere tartassato da presunti broker che avanzano proposte di altri investimenti.
«CALMA, FIDUCIA E AIUTO»
La parola d’ordine è fare squadra: «Chiediamo a tutti calma, fiducia e aiuto». E il consiglio è evitare di proporre azioni in parallelo a quella che stanno cercando di portare avanti tutti insieme «per evitare di disperdere ulteriormente le energie». Il gruppo di investitori è in contatto con l’Associazione per la tutela del consumatore di Treviso e l’Associazione vittime di truffe finanziarie internazionali (Afue). Del caso si sta occupando anche il Movimento Difesa del cittadino con l’avvocato Matteo Moschini. L’agitazione era cominciata nei giorni scorsi quando ai clienti era arrivata via mail una comunicazione della società: nella missiva elettronica si annunciavano problemi interni e l’intenzione di restituire i capitali versati con un piano di rientro da valutare nei giorni successivi. Niente più rendite, quindi. Tanto è bastato a scatenare il panico.
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