Capannoni dismessi: patrimonio ​inutilizzato. «Mappa e recupero»

Sabato 9 Marzo 2019 di Mattia Zanardo
Capannoni dismessi: patrimonio inutilizzato. «Mappa e recupero»
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TREVISO - Un patrimonio immenso e inutilizzato, dal valore complessivo di quasi quattro miliardi di euro: tanto valgono gli undicimila capannoni dismessi in Veneto. Poco meno di 1.700 nella sola Marca. Come ogni tesoro sepolto, anche su questo sono disponibili informazioni spesso frammentarie e scollegate. Un super motore di ricerca, però, metterà a portata di click vita, morte, miracoli (e si spera possibile rinascita) di ogni singolo fabbricato industriale, compresi quelli tuttora in attività, nelle province di Treviso e Padova. Così la multinazionale alla ricerca di un sito dove insediarsi o la pmi bisognosa di ampliare lo stabilimento potranno, inserendo alcune parole chiave, selezionare gli edifici a disposizione più confacenti alle proprie esigenze. Ma anche professionisti e amministrazioni locali potranno beneficiare di un quadro complessivo e aggiornato su cui basare i propri interventi. 
I NUMERIIl progetto Capannoni On/Off, promosso da Assindustria Venetocentro, infatti, parte proprio dal creare una base informativa dettagliata sui siti produttivi, per puntare poi alla loro rigenerazione. L'operazione ha preso il via ufficiale ieri, con la firma a Palazzo Giacomelli, del protocollo tra l'associazione degli industriali di Treviso e Padova, le rispettive amministrazioni provinciali e Camere di commercio e il Consorzio Bim Piave. Il primo passo sarà dunque censire questa massa sterminata di capannoni. Bastano alcuni numeri: oltre 92mila immobili industriali in Veneto, 14mila nella Marca: uno ogni 63 abitanti. Conteggiando anche Padova si sale a quota 32mila. Per giunta, sovente disseminati in modo disordinato: le aree produttive, in provincia, coprono 6.400 ettari, un quinto della superficie edificata. Secondo le stime di Assindustria più di uno su dieci (il 12%) è vuoto o in degrado. Verrà creato un vero e proprio atlante tematico ed interattivo che di ciascuno riporti ubicazione e principali caratteristiche: dai tratti costruttivi ai vincoli urbanistici dell'area, dalla vicinanza a snodi viari all'allacciamento alle fognature, dalla fibra ottica alla presenza di idranti (fondamentale per le autorizzazioni anti-incendio). Elementi, in realtà, già riportati in piani urbanistici e archivi dei singoli enti, ma da uniformare e far confluire in un'unica banca dati on line.
LA TASK FORCELa squadra di tecnici incaricati è già al lavoro: si prevede di arrivare a regime entro l'inizio del 2020. «È, crediamo - spiega Massimo Finco, presidente di Assindustria Venetocentro - il primo progetto in Italia che mappa aree ed edifici produttivi, proprietà, stato, utilizzo attuale, tanto più in un territorio così esteso». Poi, dati anzi: big data - alla mano, potrà cominciare un'azione di lobby (sana) nei confronti, da un lato, del legislatore, per sollecitare norme e incentivi a favore del recupero dei siti in disuso, dall'altro, di banche e società finanziarie, per sostenere questi investimenti. Per Maria Cristina Piovesana, presidente vicario degli industriali trevigian-patavini, però, il salto deve essere anzitutto culturale, sensibilizzando enti locali e gli stessi imprenditori alla cultura della riconversione. «Il tutto per poter lasciare, alla fine di un processo che inevitabilmente dovrà durare dieci o vent'anni, un ambiente migliore, più sano e più bello di quello che abbiamo trovato», sottolinea, insieme al direttore generale dell'associazione Giuseppe Milan. Capannoni On/Off può rappresentare anche un esempio di virtuosa collaborazione tra pubblico e privato. In questo senso, il presidente della Provincia Stefano Marcon e il collega di Padova, Fabio Bui, hanno assicurato il massimo impegno. I benefici, del resto, non riguardano solo le imprese: «I vecchi capannoni propone Mario Pozza, numero uno della Camera di commercio di Treviso e Belluno - si possono riconvertire anche in nuova edilizia abitativa, più in linea con le esigenze di una popolazione in invecchiamento». 
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