Tragedia del Piave: i due fratelli non si sono tuffati nelle acque, camminavano in cerca di refrigerio. I funerali in Senegal

Il papà aveva concesso ai figli di andare a giocare a calcetto con alcuni amici vicino a casa, non sapeva fossero andati nel fiume. Non sono serviti a nulla i tentativi disperati dei presenti di salvare il più piccolo

Mercoledì 22 Giugno 2022 di Valeria Lipparini
Fallou e Bassirou Bop Sarigne i due fratelli annegati nel fiume Piave. I funerali in Senegal

SAN BIAGIO DI CALLALTA - «Non ho chiuso occhio questa notte. Rivedevo i miei fratelli inghiottiti dalle acque del fiume» poche parole, che racchiudono il dramma vissuto da Saliou, il fratello di Fallou e Bassirou Bop Sarigne, 14 e 18 anni, annegati lunedì pomeriggio nelle acque del Piave. Prima di chiudersi nel silenzio e sparire in camera sua, nella casa che la famiglia abita da 4 mesi in piazza Pio X a Sant'Andrea di Barbarana, frazione di San Biagio, ripercorre quegli attimi prima della tragedia. Pochi istanti che gli hanno cambiato la vita. Perchè lui era con loro e li ha visti sparire tra i flutti di un fiume in secca. Che, però, è ancora pericoloso. E sa dare la morte.
IL RACCONTO
«Siamo entrati in acqua camminando. L'acqua arrivava al bacino ma la corrente era forte così abbiamo deciso di uscire, ma Fallou non riusciva. Marone (uno degli amici presenti ndr.) lo ha tirato verso di noi ma si è fatto male alla gamba, si è abbassato e la corrente lo ha tirato giù. Poi Bass è entrato nel fiume per aiutarlo ma la corrente ha tirato anche lui». Saliou è stato testimone impotente. In un attimo la spensieratezza di cinque amici si è trasformata in un incubo. Saliou ha annotato tutto nella mente, ogni fotogramma è impresso tra i ricordi che non lo abbandoneranno mai. I suoi due fratelli sono morti annegati. Gli sono scivolati davanti e i carabinieri lo hanno già sentito, come sono stati sentiti gli altri due amici che lunedì pomeriggio, 10 giugno, hanno deciso di recarsi al Piave per trovare un po' di refrigerio dopo una partita di pallone nel campetto fuori da casa. La Procura ha aperto un fascicolo ma non ci sono dubbi che la morte sia naturale e il pubblico ministero disporrà molto probabilmente l'ispezione cadaverica e se non ravviserà la necessità di disporre l'autopsia, rilascerà il nulla osta per la sepoltura. Prassi burocratiche lontane dal dolore della famiglia Bop. Sailou viene spedito in camera dal papà Abdulaye Bop, che lo protegge in questo modo. Con i giornalisti ci parla lui. È composto, trattiene le lacrime. Dice: «La perdita dei miei figli Fallou e Bassirou ha scavato un vuoto. Sono disperato. Mi consola pensare che ora sono insieme, in cielo. Forse era questo il loro destino». Si definisce un uomo profondamente credente: «Per questo riesco a sopportare questa prova estrema. Mia moglie, Talle Deguene, è distrutta, a letto, e Saliou vive un incubo.

Io devo tenere botta».


BEN INTEGRATI
Abdullaye Bop è in Italia da 32 anni. Lavora alla Surface design di Treviso come operaio metalmeccanico. La famiglia, composta da mamma, papà e cinque figli è ben inserita. I ragazzi sono nati in Italia e si sono fatti numerosi amici soprattutto a scuola. «Adesso dobbiamo pensare a portare le salme di Fallou e Bassirou a casa, a Touba in Senegal. Noi veniamo da là e voglio riportare i miei figli nella terra degli avi» dice papà Abdulaye. È seduto in una sedia in salotto mentre in casa si sono radunati i tanti amici dei genitori e dei ragazzi. In cucina le donne, con i loro vestiti multicolori, in salotto gli uomini. Non ci sono pianti disperati ma un dolore composto. Un amico del papà, Badiane Serigne, racconta: «Mio figlio era al Piave con i Bop. Io, ad un certo punto del pomeriggio, mi sono accorto di aver ricevuto 12 telefonate da mia moglie nell'arco di pochissimo tempo. Ho intuito che fosse successo qualcosa di grave e ho tremato». Il racconto di quel tragico lunedì lo fa papà Abdulaye: «Avevo dato il permesso ai ragazzi di andare a giocare a pallone. Il campo è vicino a casa. Perchè sono andati al Piave? Quando mi hanno telefonato era ormai troppo tardi per vederli ancora vivi. Mi hanno informato che non c'era più nulla da fare. Sono corso là e non ci volevo credere. Sono andato fuori di senno. Ho visto i loro corpi sul greto del fiume. E sono scoppiato in un pianto irrefrenabile. Mi hanno dovuto accompagnare in ospedale. Ora, l'abbraccio di parenti e amici mi dà tanto confronto. Ma resterà un vuoto nel mio cuore che nulla potrà colmare».

Ultimo aggiornamento: 22:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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