Tina Anselmi, ciak si gira: dalle Dolomiti a Bassano, l'epopea di una guerriera

Mercoledì 24 Agosto 2022 di Raffaella Gabrielli
Tina Anselmi

CASTELFRANCO VENETO (TV) - Castelfranco Veneto, città natale. Bassano del Grappa, là dove si avvicinò al mondo della Resistenza con il nome di Gabriella. Colle Santa Lucia, il suo buen retiro montano tra le amate Dolomiti. Sono queste le tre località venete dove lunedì 29 agosto inizieranno le riprese del film che la Rai vuole dedicare a Tina Anselmi che, classe 1927, è stata la prima donna a ricoprire il ruolo di ministro della Repubblica italiana. E poi, naturalmente, ci sarà Roma. Nella Capitale, infatti, l'esponente della Democrazia Cristiana trascorse tanti anni di attività politica. La produzione è a cura della BiBi Film: la sceneggiatrice sarà Monica Zapelli mentre l'attrice protagonista Sarah Felberbaum. La messa in onda è prevista per il 2023.

IN TELEVISIONE
«La zia Tina - ricorda Valentina Magrin, la più piccola dei cinque nipoti - nacque il 25 marzo 1927 a Castelfranco.

Proprio qua, quindi, sarà dato il ciak di avvio al lavoro televisivo che ne ripercorrerà la vita. Ma le scene si sposteranno ben presto a Bassano dove da studentessa di liceo classico, a 17 anni, il 26 settembre 1944 venne costretta dai nazifascisti, assieme alla popolazione della cittadina vicentina, ad assistere all'impiccagione di una trentina di prigionieri catturati durante un rastrellamento sul monte Grappa. Un episodio che la indurrà a entrare a far parte della Resistenza, come staffetta partigiana. Con le immagini video si tornerà poi nella città del Giorgione, a celebrare la Liberazione: nel Trevigiano, dopo essersi laureata in Lettere all'università Sacro Cuore di Milano, lavorò come insegnante e si impegnò nel mondo sindacale. Non mancherà poi Colle Santa Lucia, il suo luogo del cuore, dove amava ritirarsi in estate e durante le vacanze natalizie e pasquali riunendo tutta la famiglia. Tra i luooghi, infine, ci sarà ovviamente Roma, dove visse per molti anni e dove ricoprì ruoli di notevole rilievo politico. Il film arriverà a raccontare i giorni difficili in cui zia Tina fu presidente della Commissione d'inchiesta parlamentare sulla loggia massonica P2: un periodo che segnò profondamente la vita pubblica del nostro Paese e anche quella privata».

GLI ANEDDOTI
La produzione del film, che uscirà nel 2023 sulla Rai in un'unica puntata, è a cura della BiBi Film. «La sceneggiatrice - spiega la nipote Valentina - è Monica Zapelli, vincitrice di molti premi tra cui dei David di Donatello. Per noi, quindi, una garanzia. Per realizzare il suo lavoro si è confrontata molto con tante persone che conobbero zia Tina, a cominciare dalle sue sorelle: mia zia Maria classe 1938 e mia mamma Gianna del 1941. Un aneddoto del film: quest'ultime due, bimbe di un tempo, nel film saranno interpretate dalle mie figlie Viola e Giorgia di 7 e 3 anni. E poi amici, studiosi, colleghi di partito e anche la documentarista della Commissione P2. Tutte le riprese interne, e anche qualche esterno, saranno realizzate negli studi di Roma. Ma non mancheranno quelle en plein air. «Ci siamo raccomandati - sottolinea Valentina - che ci fossero quelle da Colle Santa Lucia perché questo paese, per mia zia, rappresentava la massima gioia personale. Quando voleva staccare dall'enorme stress che l'impegno politico le imponeva si ritirava qua, al cospetto del monte Pelmo. E se ne andava a camminare per sentieri a raccogliere funghi e frutti di bosco. O per rifugi, in alta quota: era un gran camminatrice».

TRA LE DOLOMITI
«Dei tanti posti dove la zia Tina ha abitato - sottolinea Valentina -, Colle Santa Lucia, in provincia di Belluno, è quello che a noi parenti ce la fa ricordare di più. Quanti bei ricordi in quelle vacanze con tutta la nostra famiglia riunita attorno a lei che dal suo posto a tavola godeva in contemporanea dei panorami di due finestre, con i monti Pelmo e Civetta che tanto le stavano a cuore». In paese, a 1.453 metri di altitudine, l'onorevole Anselmi era semplicemente la Tina. «Tra le poche centinaia di residenti era perfettamente integrata - prosegue nel ricordo la nipote - tant'è che aveva un sacco di amici e di estimatori. Come la signora Caterina che a ogni Ferragosto di prima mattina spediva a piedi il figlioletto Michele a recapitare a casa nostra un cesto di krapfen fatti in casa. E poi c'era la signora Veronica, abile realizzatrice di scarpet, la tipica pantofola di queste zone realizzate con avanzi di stoffa: ecco, non c'era casa della zia Tina, anche quella di Roma, che non avesse in dotazione questa produzione interamente artigianale. E poi c'erano Alma, Candido e altri abitanti del piccolo centro dolomitico con cui giocare a carte: scopone scientifico, briscola e ciacolada. Ancora, era legata alla maestra Maria con cui si confrontava in particolare su aspetti storico-culturali. Immancabile, ogni mattina di buon'ora al bar Posta, l'appuntamento con il caffè e l'acquisto di vari quotidiani per essere sempre aggiornata su quanto stesse accadendo. Alla domenica alle 9, invece, era sempre presente alla messa celebrata nella piccola chiesa dedicata a Santa Lucia». Un altro ricordo della nipote è quello riguardante il telefono: «All'epoca non esistevano i cellulari - dice - e noi a casa a Colle eravamo tra i pochissimi turisti ad avere l'apparecchio fisso, monitorato in continuazione, perché lei doveva essere sempre raggiungibile da Roma».

IL RIFUGIO
«La zia Tina ci manca tanto - sottolinea Valentina - perché per noi nipoti estate, Natale e Pasqua sono sempre stati sinonimo di vacanze con lei a Colle, all'insegna dei più profondi valori della famiglia e della montagna. La penso tanto io ma anche mio fratello Piero e le nostre cugine Emanuela, Raffaela e Valeria. In questi giorni sarebbe sicuramente andata a funghi, una sua grande passione. E devo dire che ne trovava anche tanti ma tra di noi era consolidata una sorta di gioco: lei li avrebbe puliti, cotti e mangiati. Se dopo 48 ore la situazione fosse rimasta tranquilla allora, solo a quel punto, anche noi altri componenti della famiglia li avremmo mangiati. Era una benevola presa in giro che faceva divertire tutti».
Dopo anni di vacanze trascorse in varie località delle province di Trento, Bolzano e Belluno, nei primi anni 80 decise di prendere casa. «Scelse Colle - spiega Valentina - perché il cugino fraterno Mario Boni, primario di ginecologia a Castelfranco, aveva da poco fabbricato nella vicina Selva di Cadore. E poi a Colle la legava l'amicizia con il compagno di partito, e all'epoca pure sindaco, Arnaldo Colleselli. Un'anima limpida, quella di Tina Anselmi, la cui memoria proprio in questi giorni è stata profanata a Torino: una mano anonima ha imbrattato con una svastica una lapide a lei dedicata. «Un gesto vile e vigliacco - conclude la nipote - Ma l'azione deplorevole di un singolo, o di un gruppo ristretto di persone, ha risvegliato ancora di più le coscienze e dato occasione di parlare di certi valori che oggi, come non mai, vale la pena ricordare».

    
 

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