Terremoto, a rischio le case costruite negli anni '60: «Ne resterebbe in piedi una su quattro»

Sabato 2 Ottobre 2021 di Claudia Borsoi
Il centro di Serravalle
1

VITTORIO VENETO - «Abbiamo una media di edificato che a Vittorio Veneto è tragica ed estremamente carente dal punto di vista sismico.

Un esempio? Del patrimonio edilizio degli anni ‘60, oggi si salverebbe in caso di forte scossa solo un 25%». Così l’ingegnere Davide Marcon di Vittorio Veneto fotografa la situazione delle costruzioni presenti in città all’indomani delle scosse di terremoto registrate in Alta Marca che hanno riportato l’attenzione sulla prevenzione sismica per le strutture, non solo pubbliche, ma anche private.


LA FOTOGRAFIA
Questa fotografia tiene conto del fatto che per 25 anni, dal 1960 al 1985, Vittorio Veneto era stata declassata da zona sismica a non sismica, per poi tornare sulle mappe sismiche a seguito del terremoto del Friuli. E da inizio 2021 il Comune è passato da zona 2 a zona 1, il grado massimo di rischio sismico. «Nel 1960 Vittorio Veneto scomparve dalla cartina sismica: quelli erano gli anni del boom edilizio. E in città si dette precedenza alla crescita edilizia, economica e sociale a discapito della sicurezza. In quegli anni furono costruiti, ad esempio, i grandi condomini del centro. «Parte dell’edificato degli anni ‘50 è preso abbastanza bene, perché all’epoca ancora si costruiva utilizzando materiali di qualità – commenta l’ingegnere - Poi sono arrivati i blocchi di cemento vuoti, che non sappiamo nemmeno come poter valutare. Negli ‘60 e ‘70 non c’era né tecnica, né sensibilità, né controllo in tema sismico: ad esempio venivano inseriti solai in cemento armato che appesantivo la struttura». Sta invece meglio l’edificato storico di Serravalle, se non è stato rimaneggiato cinquant’anni fa: «Ha maggiori capacità sismiche di un condominio anni ‘60 - rileva Marcon -. I palazzi del centro storico o anche il municipio, quando hanno subito il terremoto del 1936, non hanno avuto grossi danni».


I CONTRIBUTI
Da alcuni anni i privati hanno la possibilità di usufruire del sismabonus per mettere a norma la propria casa con beneficio fiscale fino al 110%. «Molto pochi ne hanno approfittato – rileva l’ingegnere -, anche perché solo ora, a distanza di mesi, si inizia a capire come muoverci in modo puntuale in questo iter burocratico molto lungo. Al momento ho pochi casi chiusi in mano: sono interventi su edifici storici fino ad arrivare alla demolizione di costruzioni anni ’50 e ’60. Non c’è stato un boom di adesioni, anche perché i prezzi in campo edilizio sono cresciuti negli ultimi mesi in modo vertiginoso. Il prezzo dell’acciaio da carpenteria è passato, ad esempio, da 3,50 euro a 6 euro al chilo». Conferma pure il sindaco Antonio Miatto che le pratiche per il sismabonus arrivate in municipio sono state davvero poche: «Molte per il miglioramento energetico e per il bonus facciate, poche per il sismabonus. Eppure è fondamentale fare delle considerazioni sulla casa in cui si vive e in cui si trascorre molto tempo, soprattutto se costruita prima della metà degli anni ‘80».
 

Ultimo aggiornamento: 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci