Termoscanner a palazzo Rinaldi con 37,5 di febbre si rimane fuori

Domenica 17 Maggio 2020 di Paolo Calia
Termoscanner a palazzo Rinaldi con 37,5 di febbre si rimane fuori
TREVISO Una telecamera puntata sull'ingresso di palazzo Rinaldi, in modo da inquadrare chiunque entri, collegata a due schermi messi sul tavolo degli uscieri e dotata di un particolare sensore in grado di misurare istantaneamente la temperatura corporea di chi si presenta all'ingresso. Un termoscanner in piena regola, tipo quelli normalmente utilizzati sia nelle stazioni che negli aeroporti. Lo ha installato l'amministrazione comunale e sarà solo il primo: «Abbiamo deciso di sperimentarlo a palazzo Rinaldi - sottolinea l'assessore all'Ambiente Alessandro Manera - una sede comunale dove, ogni giorno tra dipendenti e cittadini che a vario titolo hanno bisogno degli uffici, entrano ed escono circa 500 persone. È uno strumento utilissimo nell'ottica delle misure anti-contagio. Se funziona, lo installeremo anche in altri sedi del Comune. Siamo la prima amministrazione locale ad adottare questi dispositivi».

LE REGOLE
La telecamera-termoscanner ha il compito di individuare chiunque varchi le porte a vetri all'entrata del palazzo con una temperatura corporea di 37,5 gradi o superiore. Secondo le disposizioni diramate dall'Organizzazione mondiale della Sanità, la temperatura alterata potrebbe essere sinonimo di contagio: il virus Covid-19 inizia infatti a manifestarsi, tra gli altri sintomi, anche con una leggera febbriciattola. «La direttiva generale - spiega l'assessore - è che con una temperatura di 37,5 non si entra. E l'analisi della telecamera vale per tutti: dipendenti e cittadini. Abbiamo organizzato l'entrata e l'uscita dai nostri uffici in modo che, sia per accedere che per andarsene, si passi obbligatoriamente da una sola parte. Se un nostro dipendente risulta con una temperatura di 37,5 o superiore viene rimandato a casa e avvisato il medico del lavoro. Non sta a noi stabilire cosa abbia, ma con un accenno di febbre non si può entrare».

I VISITATORI
Un po' più complesso invece è rapportarsi con i cittadini: «La regola base è che con 37,5 non si potrà entrare - conferma l'assessore - e questo come detto vale per tutti. Se il termoscanner individua un cittadino con la temperatura alterata, ovviamente non scatta nessun allarme sonoro. Sul monitor dell'operatore, dove si legge la temperatura esatta rilevata, si accenderà un riquadro rosso. A quel punto alla persona interessata, con grande gentilezza e discrezione, verrà detto che l'accesso agli uffici non è possibile. Verrà quindi invitato a tornare a casa e a contattare il proprio medico di base». Questa procedura però dovrà essere affinata e per farlo si attende la pubblicazione da parte del Governo delle direttive da seguire. Il termoscanner, come annunciato, non rimarrà solo a palazzo Rinaldi: «Al momento abbiamo installato solo questo e lo valuteremo per un certo periodo. Poi ritengo che si possa ipotizzare di metterne uno anche in altre sedi come Ca' Sugana o, soprattutto, alla centrale polizia locale dove c'è sempre un grande afflusso di gente». I costi: per tutta l'attrezzatura - telecamera, monitor e software - sono stati investiti circa 5mila euro. L'installazione invece è sta fatta direttamente dai tecnici comunali.
SVILUPPIIl termoscanner è destinato a diventare una presenza fissa in varie fasi della giornata. Gli uffici pubblici si stanno attrezzando e anche la Mom sta meditando di installare analoghe telecamere sui propri bus. L'unico ostacolo è rappresentato dalla modalità da seguire nel caso in cui un passeggero dovesse avere più di 37,5: non si potrà farlo salire a bordo, ma è da vedere se a vietarglielo potrà essere direttamente l'autista. Anche alcuni negozi stanno pensando di utilizzare lo stesso sistema. E poi ci sono i droni della polizia locale. Il comandante Andrea Gallo ha già dato l'ok alla sperimentazione di telecamere con sensori in grado di rilevare la temperatura installate sui piccoli dispositivi volanti in dotazione agli agenti. Sono capaci di misurare la temperatura da 20 metri di altezza, individuando esattamente le persone interessate. Una volta focalizzato l'obiettivo il vigile potrà fermarlo ivitandolo a tornare a casa e avvisare il proprio medico. I droni con queste dotazioni devono ancora entrare in funzione ma, tecnicamente, sono già pronti. E rientrano nelle misure pensate per arginare il contagio nella fase 2, quella della lenta ripresa e dell'atteso ritorno alla normalità.
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