Coronavirus, papà e figlio positivi: «Per la mamma il test solo dopo settimane di attesa»

Venerdì 8 Maggio 2020 di Claudia Borsoi
Coronavirus, papà e figlio positivi: «Per la mamma il test solo dopo settimane di attesa»

VITTORIO VENETO Prima il papà, poi il figlio positivi al Covid-19. E ora forse anche la mamma. Il test anticorpale ha evidenziato tracce del coronavirus nel suo sangue, ma solo il tampone eseguito oggi ne accerterà l'eventuale positività. Per il figlio Gianluca, il tampone alla mamma andava fatto già nelle settimane scorse prima che, concluso il tempo della quarantena per contatto con positivo, la donna riprendesse ad uscire. Non ha mai avuto febbre, se non un po' di tosse. «In questa situazione afferma il figlio ci troviamo con l'incertezza di aver potuto contagiare altre persone. È inutile che le forze dell'ordine multino un cittadino per aver mangiato, da solo, il gelato seduto su una panchina dei giardini se poi si registrano queste situazioni. Io lunedì, dopo il secondo tampone negativo, avevo ripreso a lavorare. Saputo della positività agli anticorpi di mia mamma, mi hanno rimandato a casa». «Se il malato replica secca l'Usl 2 - ha osservato l'isolamento prescritto, il contatto, anche familiare che rimane asintomatico, non necessita di tampone».

Coroanvirus. Genitori separati, il giudice consente al padre di vedere il figlio in regioni diverse

LA STORIA
Il 2 marzo Gianluca non si sente bene e si reca al pronto soccorso. «Avevo una forte tosse che mi causava anche dolore al torace e al braccio ricorda -. Al pronto soccorso mi hanno fatto tutti gli accertamenti, tampone incluso. Che è risultato negativo». Gianluca fa quindi ritorno a casa e per precauzione non si reca al lavoro. «Abito con i miei genitori prosegue e, pochi giorni, dopo mio papà ha iniziato a sentirsi male. È stato ricoverato in ospedale e sottoposto al tampone è risultato positivo. Io e mia mamma di conseguenza ci siamo chiusi in casa per la quarantena. Poi mi è salita la febbre e, fatto il tampone il 30 marzo, sono risultato positivo. Così per 21 giorni, fino a quando il secondo tampone non è risultato negativo, sono rimasto a casa, dove pure vive mia mamma. Nel mentre mio papà è guarito e ha fatto ritorno a casa. Con la negatività accertata, ho fatto la visita dal medico del lavoro e lunedì ho ripreso la mia attività lavorativa». Mentre a marito e figlio era stato accertato il contagio e il virus era stato debellato con le cure, alla donna, che non aveva manifestato particolari sintomi, non era stato prescritto il tampone.

L'ATROCE DUBBIO
«Però a mia mamma è sempre rimasto il dubbio se si fosse contagiata o meno prosegue il figlio . E così è andata a fare il test sierologico e ieri ha saputo che c'erano delle tracce del virus nel suo sangue. Saputo dell'esito, che dovrà ovviamente essere confermato o meno dal tampone a cui si sottopone venerdì, ho informato il mio datore di lavoro e mi ha fatto rientrare a casa. Prima di arrivare a questa situazione, non potevano fare anche a lei il tampone? In questi giorni, terminata la quarantena, mia mamma si è spostata, è andata in negozio. Io, da quando ho saputo che ero negativo, ho rivisto la mia fidanzata. E ora mi chiedo: abbiamo contagiato qualcuno in questi ultimi giorni? Ora sono a casa e non so se debba fare o meno altri 21 giorni di quarantena. Mi hanno detto per sicurezza di andare a dormire altrove, ma dove vado? E il mio timore è: posso aver contagiato qualcuno? La mia fidanzata? E lei, a sua volta andando al lavoro, può aver diffuso il virus?». «Se il malato puntualizza l'Usl 2 - ha osservato l'isolamento prescritto, il contatto, anche familiare che rimane asintomatico, non necessita di tampone».
 

Ultimo aggiornamento: 15:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci