Mancano i maestri alle elementari: universitari in classe per fare le supplenze

Venerdì 18 Ottobre 2019
Mancano i maestri alle elementari: universitari in classe per fare le supplenze
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TREVISO - «Non si trovano insegnanti per le supplenze brevi alle elementari. Capita di rimanere scoperti anche per una settimana. Bisognerebbe aprire le porte agli studenti universitari che frequentano l'ultimo anno di Scienze della formazione. Sarebbe sicuramente meglio che continuare a tamponare le emergenze dividendo le classi che si ritrovano senza docente. Se non ci sono persone titolate, alla lunga cosa si fa, si chiudono le scuole?».

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Antonio Chiarparin, preside dell'istituto comprensivo Stefanini di Treviso, centra il problema. Nominare supplenti per un intero anno non è troppo difficile, ferma restando la carenza di insegnanti di materie scientifiche. Individuare qualcuno che sostituisca un docente titolare per qualche settimana o qualche mese, invece, pare una missione impossibile. Per questo si pensa di ricorrere anche agli studenti all'ultimo anno dell'università.
 
LA PROPOSTAUn po' come si cerca di rispondere alla carenza di dottori in ospedale guardando ai medici all'ultimo anno della specializzazione. «Se non si fa qualcosa, la scuola finirà per avere le stesse difficoltà riguardanti i medici avverte Chiarparin tra il 2020 e il 2022 ci sarà un ricambio straordinario: andrà in pensione il 40% del personale oggi in servizio. Bisogna pensare per tempo a come sostituirlo». In quest'anno da record per il numero di precari saliti in cattedra (complessivamente sono circa 1.700 nelle scuole del trevigiano) sono state esaurite sia le graduatorie provinciali che quelle dei singoli istituti. I presidi si sono aggrappati alle cosiddette messe a disposizione. Cioè ai curriculum portati direttamente nelle segreterie da persone pronte a entrare in classe anche se non inserite nei vari elenchi. «Praticamente tutte le scuole sono arrivate a usare le messe a disposizione rivela il preside delle Stefanini è l'ultima spiaggia». Gli altri istituti comprensivi sono nelle stesse condizioni. «Anche noi abbiamo dovuto ricorrere alle messe a disposizione conferma Daniela Bilgini, preside delle elementari e delle medie di Maserada le graduatorie sono andate esaurite». 
LE DIFFICOLTÀNon che questo migliori troppo la situazione. «Siamo arrivati a ricevere 400 rifiuti prima di trovare qualcuno disposto ad accettare una supplenza breve», dice Chiarparin. Una cifra impressionante. E se il periodo di supplenza si allunga bisogna ripartire da capo. Com'è possibile che ci siano tutti questi rifiuti? «Abbiamo registrato le spiegazioni più disparate elenca il preside una persona che vive in un comune confinante con Treviso ci ha detto che avrebbe dovuto fare troppa strada per raggiungere la scuola. Un'altra prima di accettare ha chiesto a quanto ammonta lo stipendio netto di un insegnante. Ma se cerchi di fare questo lavoro avrai almeno dato un'occhiata al contratto. Ci sono poi quelli che accettano e dopo due ore chiamano dicendo di rinunciare all'incarico. E così via. Sono demoralizzato. Si dice che c'è un problema di disoccupazione. Ma quando noi andiamo alla ricerca non troviamo nessuno. Guardando le risposte alle nostre domande sembra quasi che non ci sia alcun problema di tipo lavorativo». Far lezione in queste condizioni non è semplice. Se non si riesce a sostituire un insegnate che resta a casa in malattia, la classe viene divisa tra le altre sezioni, in modo da assegnare i due gruppi a docenti già in servizio. Difficile, però, parlare di didattica. Come se ne esce? «Ad esempio depennando dalle liste le persone che non accettano gli incarichi proposti tira una linea Chiarparin e poi facendo una analisi profonda sul perché il ruolo di insegnante non è più così attrattivo. Sembra non essere più una aspirazione. Viene visto troppo spesso come se fosse un ripiego in attesa di trovare un posto di lavoro migliore. Pure qui può essere fatto un parallelo con i medici. Non ce ne sono più tanti anche a causa della montagna di cause legali avviate contro di loro. Discorso simile per gli insegnanti: oggi chi me lo fa fare di accettare un lavoro non tutelato, dove rischio denunce e magari anche di prendermi un pugno dal genitore di un alunno?». 
Mauro Favaro 

Ultimo aggiornamento: 11:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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