Truffa del Superbonus: salgono a 200 le denunce contro il consorzio Sgai

Lunedì 30 Maggio 2022 di Maria Elena Pattaro
Sono salite a 200 le denunce per truffa relative ai lavori del Superbonus mai realizzati contro il consorzio Sgai

TREVISO - Truffa del Superbonus nella Marca: sono più di 200 le denunce presentate in Veneto nei confronti del consorzio napoletano Sgai per i “cantieri fantasma”. Gran parte provengono dalla Marca. E spuntano anche le asseverazioni false fatte da professionisti collusi per attestare lavori che in realtà non sono mai avvenuti. «Continuiamo a ricevere decine di richieste a settimana da parte di clienti beffati - afferma l’avvocato Maria Bruschi, che sta seguendo 200 casi -. Stiamo integrando le querele allegando le false asseverazioni di cui siamo venuti in possesso grazie all’accesso agli atti».

La guardia di finanza sta indagando sul caso Sgai, ai cui indagati vengono imputate le accuse di associazione per delinquere e truffa. Molti dei cittadini che hanno firmato contratti con il consorzio napoletano sono già stati sentiti dalle fiamme gialle.


IL BUBBONE

Ma secondo l’avvocato il vero bubbone delle truffe legate al Superbonus deve ancora scoppiare del tutto: «Si stanno aprendo altre posizioni nei confronti di altri general contractors che abbandonavano i cantieri dopo aver fatto firmare contratti capestro» - spiega il legale trevigiano che sta dando battaglia al Consorzio Sgai dopo la lettera, inviata ai committenti dei lavori legati al Superbonus 110%, con cui la società napoletana ha invitato i sottoscrittori dei contratti per i lavori di ristrutturazione o efficientamento energetico dei propri immobili di individuare una altro general contractor per riuscire a portarli a termine. Una beffa per i trevigiani che hanno preso accordi con Sgai e che, oltre al cassetto fiscale svuotato, ora si ritrovano anche senza prospettiva di veder ultimati i cantieri, che in molti casi, stando alle denunce, non sarebbero addirittura mai partiti. Il Consorzio finora ha subìto due sequestri: uno di crediti da 110 milioni di euro; l’altro di 83 milioni nei conti correnti, ovvero i crediti che il consorzio avrebbe monetizzato, secondo la Procura di Napoli. Il primo problema da affrontare, spiegava l’avvocato nelle scorse settimane, riguardava la cessione dei crediti. Motivo per cui era scattato l’interpello all’Agenzia delle Entrate. «Oltre alla strada penale per truffa, intraprenderemo anche quella civile per recuperare il denaro dei clienti» - assicura Bruschi. 


L’INCHIESTA

Era il 16 febbraio scorso quando l’avvocato Antonio Muro, presidente ad interim di Sgai, il consorzio finito sotto i riflettori per i cantieri relativi al Superbonus 110% dopo l’arresto («per ipotesi di reato che non hanno nulla a che fare con Sgai» aveva ribadito Muro, ndr) dell’ex amministratore ed ex presidente del Cda Roberto Galloro, 48enne napoletano residente a Ischia, aveva dichiarato: «Cercheremo di portare a termine in tempo tutti i lavori». Una promessa che rimarrà però disattesa. A dare il via all’inchiesta sul Consorzio Sgai era stata la Procura di Taranto, ma è stata quella di Napoli a portare avanti il filone principale: 18 gli indagati per una un’associazione per delinquere il cui “capo” sarebbe l’ex amministratore ed ex presidente del Cda, Roberto Galloro. Un sistema, secondo gli inquirenti partenopei, che avrebbe raggirato clienti in tutta Italia, ma che a Treviso ha trovato terreno fertile. Nell’ordinanza si legge infatti che le indagini «hanno consentito di accertare una frode fiscale attuata attraverso l’emissione, da parte del Consorzio Sgai, di fatture per operazioni inesistenti che, mediante una fitta rete di promotori, adesca ignari privati cittadini interessati a usufruire del regime fiscale di favore, che compilano schede informative e sottoscrivono contratti, salvo poi non avere più notizie e ritrovarsi nel cassetto fiscale fatture emesse nei loro riguardi per lavori mai eseguiti».

Ultimo aggiornamento: 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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