TREVISO - «La vita è bella. E va vissuta fino in fondo. Con dignità». Queste le parole che Gloria (nome di fantasia), 78 anni, ha confessato al suo parroco qualche giorno prima di procedere col suicidio assistito. Era serena, consapevole, convinta quando si è presentata in canonica. Seguita dall’Associazione Coscioni, consapevole che la malattia con cui combatteva da anni l’aveva ormai condannata e provata dalle sofferenze, Gloria ha saputo affrontare le sue ultime ore con grande consapevolezza.
LA CERIMONIA
La navata della piccola chiesa di un comune della cintura urbana trevigiana si è riempita in fretta: duecento le persone arrivate, qualcuno anche in sedia a rotelle. All’ingresso l’invito a fare donazioni alla cellula Coscioni e l’epigrafe con lo foto di Gloria (e il suo vero nome), dove spicca la foto di una signora dal volto minuto e sorridente, il dolore del marito e dei parenti e una frase: «Ci ha lasciati serenamente». E poi l’invito: «Non fiori, ma vi chiedo di difendere le vostre, nostre, libertà, sostenendo l’Associazione Coscioni con una piccola donazione». Gloria e suo marito, un meccanico ora in pensione, sono molto conosciuti in paese. Senza figli, lei aveva un negozio di tappezzeria proprio in centro e ormai chiuso da una quindicina d’anni, da quando è andata in pensione. In tanti hanno voluto darle l’ultimo saluto. Presente, in fondo alla chiesa, anche una piccola delegazione dell’Associazione Coscioni.
IL DOLORE
Il primo a entrare in chiesa è stato il marito, un signore anziano sostenuto da un nipote: volto tirato, occhi lucidi. Commovente quando, alla fine della cerimonia, si è chinato sul feretro per l’ultimo saluto alla sua “Gloria”. Sopra la bara in legno chiaro, senza fronzoli, cinque rose rosse posate dal marito e una letterina blu ricca di cuoricini delicatamente appoggiata da una bambina. La cerimonia è stata breve. «Non amava che si parlasse di lei - ha detto il sacerdote - e parliamo di una signora molto provata dalla vita. Però, alla fine della sua esistenza, lo ha confessato a me, ha detto che la vita è bella. E va vissuta fino in fondo con dignità. Una serena consapevolezza che andava al di là del dolore». Davanti a una platea di fedeli silenziosa, il parroco ha parlato dei limiti delle vite degli uomini, «limiti che possono risultare anche insopportabili». Limiti come «la morte». Non cita esplicitamente il dolore, il compagno inseparabile degli ultimi anni di Gloria. «Solo il Signore sa dare una nuova forma a questo misero corpo», ha ricordato riferendosi proprio alla «morte e al peccato, situazioni umanissime che noi non sappiamo affrontare ma il Signore sì». Nessun riferimento alla scelta di porre fine alla propria vita, nessun accenno a una pratica ora normata con un rigido protocollo burocratico che, almeno in Veneto, si conclude con la consegna gratuita del kit per l’auto-somministrazione dell’ultimo farmaco. Finita l’omelia, la cerimonia è filata via velocemente verso la fine. Benedetta la bara in un silenzio assoluto, il parroco ha sciolto l’assemblea. E in quel momento è partita la colonna sonora della “Vita è Bella” di Roberto Benigni. Note che richiamano le ultime parole di Gloria, l’essenza del suo messaggio terreno. Quasi un’eredità spirituale lasciata, dopo tante sofferenze, a chi resta.
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