Stramare, il borgo salvato dallo scrittore: la casa-museo di Lio lo tiene vivo

Sabato 22 Giugno 2019 di Giovanni Carraro
Veduta aerea del paesino di Stramare
SEGUSINO - «A un certo punto mi sono sentito in dovere di far qualcosa per quel borgo inserito nella valle di Segusino, rimasto disabitato per anni, spesso dimenticato troppo in fretta dagli stessi originari che se ne erano andati alla ricerca di lavoro e maggiori comodità. Oggi, dopo di me che ho rotto gli indugi trasferendomi qui ad abitare, sono arrivate un altro paio di persone fisse. Quindi, non si potrà più dire che è un luogo disabitato, tantomeno abbandonato». A Mariano Lio brillano gli occhi quando parla del suo paese, seduto nella sua taverna costruita per metà in pietra, l'altra metà in legno, nel cuore di un paesello che è lo scenario di molti dei suoi libri, Stramare. Un borgo, un cognome, Modi de dir, modi de far, Setu de chi po ti céo?, Vivere sull'ért. Ricchi lavori editoriali che raccolgono testimonianze e sapienze, foto in bianco e nero, proverbi e soprannomi di famiglia che altrimenti andrebbero perduti. Amore per la propria terra che continua anche tra le righe del suo nuovo libro in fase di scrittura e che parla del rapporto di una comunità con le sue acque, risorsa non solo indispensabile per qualsiasi sopravvivenza, ma anche fonte di energia e di lavoro: lungo l'acqua sono nati mulini, le segherie, i battiferro. Ricerche minuziose con particolari inediti che descrivono la vita contenuta fra il Piave e Stramare.
ACQUE MAGICHE «In effetti le sorgenti non mancano a Stramare che è diventata il simbolo degli innamorati - continua sorridendo Lio - Si dice che bevendo l'acqua dalla seicentesca fontana della piazzetta, San Valentino intervenga a consolidare il legame tra le coppie. Mi dispiace, ma in realtà questa è una tradizione recente, in fase di verifica! Qui, San Valentino è sempre stato il protettore del mal de San Valentin, del malcaduto, dell'epilessia per i tempi moderni. Ne hanno fatto un piccolo business cambiandolo nel protettore degli innamorati, ma poco importa; Stramare in fondo si ama anche per questo».

STORIA DI CARBONAI «Ecco il luogo ideale per il nostro insediamento!». Così avranno pensato i fondatori, forse due fratelli giunti fra il Cinquecento e il Seicento, provenienti dall'Est, si dice dall'Istria, alla ricerca di nuove terre dove praticare il lavoro del carbonaio. Perché si racconta che il toponimo Stramare, tra le varie ipotesi, derivi da gente venuta da oltre mare. Non a caso i carbonai per fare il loro lavoro avevano bisogno di tanto legname, niente di meglio quindi che scegliere questa conca ricca di boschi nella valle del Riù. «È doveroso sottolineare che il termine Stramare è derivato dal cognome degli abitanti che si insediarono, e non il contrario. Qui, almeno a partire dal Seicento, quasi tutti si chiamavano Stramare», spiega Mariano Lio. «Queste famiglie vivevano nella totale autosufficienza e con pochi rapporti con l'esterno. Si sono progressivamente diffuse le case e le stalle, la chiesetta dalla curiosa base rotonda, e quindi, nel Novecento, la scuola elementare con una pluriclasse e l'osteria da Marsilio, per lo svago maschile fra qualche bicchiere di vino e il gioco della morra. E poi, come detto, tanta acqua, risorsa di valore inestimabile che continua a servire anche Milies e Pianezze di Valdobbiadene».
UNA CASA MUSEO Luci soffuse, la cucina economica in ghisa, le posate in ottone appese alla parete e tante sveglie di latta, quelle dal frastornante ticchettio che accompagnava le lunghe notti insonni dei nostri nonni. Fuori, due galli fanno a gara rimpallandosi il canto per creare il giusto sottofondo musicale. Ci sono proprio tutti gli ingredienti per un libro di fiabe osservando la casa di Mariano Lio. «Adoro collezionare qualsiasi oggetto che possa parlare del passato di questo paese e della sua gente, anche il più semplice. Perché Stramare non ha un elemento oggettivo importante che la contraddistingue, è fatta di tante piccole cose apparentemente insignificanti che nell'insieme la rendono unica». Mariano Lio vive in un vero e proprio museo di cultura contadina, da far invidia al miglior bottegaio di chincaglierie. «Il desiderio di raccogliere tanti oggetti alla fine mi ha portato ad acquistare addirittura due casette del borgo, in una delle quali vivo. Quando ospito qualcuno, mi piace raccontare la vita dei luoghi descrivendo gli arnesi domestici che fino a metà del secolo scorso erano diffusi nelle famiglie. La mònega, per esempio, curioso telaio in legno che teneva sollevate le coperte sopra un contenitore di braci per riscaldare il letto, oppure le varie dimensioni di caliere di rame: per la polenta, per il caffè o per la lìssia (la lisciva), ma anche la còmoda che oggi molti scambiano per un antesignano frigobar, in realtà un WC mobile, che però esisteva solo nelle case dei siori, non a Stramare.
RITORNO ALL' ÒPERA DE RÒDOL Mariano Lio si sofferma volentieri sul concetto di òpera de ròdol. Perché Stramare va rispettata per quello che è stata la sua storia, quando esisteva una particolare forma di solidarietà e cooperazione tra le famiglie, certamente diffusa in molti territori di montagna, ma qui particolarmente sentita, detta appunto òpera de ròdol. «Quando c'era una famiglia in difficoltà, una emergenza pubblica, o la necessità di ripristinare la muratura di un sentiero, o provvedere alla manutenzione della chiesetta o di un capitello, ciascuna famiglia offriva un proprio famigliare a favore del villaggio. Non c'era nulla di scritto, nessun contratto, in caso di bisogno scattava una solidarietà di fatto dove la piccola comunità agiva come un'unica famiglia allargata che negli anni ha retto alle carestie, alla fame, alle guerre», racconta Mariano Lio. «Questo principio è ciò che ancora oggi sostiene il gruppo amareSTRamare di cui sono il fondatore e che volutamente non è mai stato ufficialmente formalizzato, ma esiste perché ideale prosecuzione di quel tacito e antico accordo fra la gente. Sono convinto che è proprio per questa spontaneità che il sodalizio ha avuto un grande successo portando ovunque il nome di Stramare con la sua valorizzazione, le sue iniziative culturali, addirittura col suo Coro». Lunga vita a Stramare quindi.


    
Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 11:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci