Steve Quintino, il fratello Stefano: «Era paranoico. Doveva essere aiutato ma lo abbiamo sottovalutato»

Gli amici lo descrivono come posto stabile dal ritorno dalla Germania

Lunedì 3 Ottobre 2022 di Maria Elena Pattaro
Stefano Quintino, fratello di Steve Quintino, parla del fratello
1

RIESE PIO X - «Le avvisaglie c'erano ma noi le abbiamo sottovalutate. Dopo il lavoro in Germania Steve era diventato paranoico. Mamma si era accorta che non stava bene e spingeva per un aiuto psicologico. Noi fratelli invece abbiamo tirato indietro, convinti che fosse solo una fase passeggera. Ma abbiamo sbagliato: se lo avessimo aiutato subito, questo disastro non sarebbe successo. Per questo alle famiglie dico: non prendete sottogamba i segnali di disagio dei vostri figli, intervenite subito». Stefano Quintino, 24 anni, darebbe qualsiasi cosa pur di tornare indietro e cancellare i quaranta minuti di follia del fratello Steve, il 19enne che sabato mattina ha seminato il panico tra Riese, San Zenone e Oné di Fonte. Il bilancio della sua esplosione di follia è di tre donne rapinate in successione delle loro auto, un ciclista travolto e ucciso, due carabinieri speronati e altri quattro veicoli colpiti mentre erano incolonnati al semaforo di Oné. Steve la patente non l'ha ancora presa eppure si è improvvisato automobilista, sfrecciando a velocità folle per le strade della pedemontana. «Ha tentato il suicidio» ipotizza la famiglia, basandosi sull'ultima frase pronunciata dal ragazzo prima di scappare di casa, sabato mattina: «Ci vediamo in paradiso». La madre gli aveva appena impedito di prendere le chiavi della macchina, vedendolo alterato, intrattabile. Era fuori di sé. Sotto l'effetto di cannabinoidi: queste le indiscrezioni filtrate sull'esito dei test tossicologici. «Volevo solo salvare il mondo» farneticava mentre veniva ammanettato e sedato, dopo aver rischiato il linciaggio della folla.

Adesso è in carcere a Treviso con l'accusa di omicidio stradale, tentato omicidio e rapina.


«È STATO PLAGIATO»
«Non è da lui fare quelle cose: è stato plagiato da qualcuno» dice il fratello, allargando le braccia davanti alla casa nelle campagne di Riese dove abita l'intera famiglia: Steve, i due fratelli maggiori Alex e Stefano, mamma Barbara e il patrigno. La domanda che li tormenta è: perché? Cosa lo ha spinto a un simile delirio? «Vogliamo capire cosa è successo, chi ha incontrato prima di scappare. Non ci daremo pace finché non lo scopriremo». Il 24enne si arrovella, riavvolge il nastro delle ultime ore, mette insieme i tasselli, alla ricerca di una spiegazione. «Da quando era tornato dalla Germania non era più lo stesso: era paranoico, si sentiva perseguitato ed era diventato più credente - spiega -. Ha lavorato là e ci ha raccontato di essere stato aggredito da un coinquilino che gli ha puntato un coltello alla gola». La madre aveva intuito il disagio del figlio, senza però comprenderne la reale portata. «Lei spingeva per farlo aiutare da uno psicologo, noi invece eravamo convinti che gli sarebbe passata».


«ANDAVA TENUTO D'OCCHIO»
Invece no, la crepa nella vita di Steve ha continuato a correre, fino a mandare tutto in frantumi. Come temevano gli amici: «Nell'ultimo mese avevo paura di uscire con lui. Mi metteva a disagio con le sue ansie persecutorie» confida Francesco. «Credeva che il mondo intero ce l'avesse con lui. Dubitava di tutti, persino di noi. Era come se vivesse in una dimensione tutta sua: ci accusava di volerlo avvelenare, ci bloccava sui social perché sennò ci controllano» aggiunge il ragazzo, che ieri passeggiava incredulo per le vie di Riese insieme a Claudia, un'altra amica della compagnia. Stentano a credere che sia arrivato a tanto, «lui che non farebbe male neanche a una mosca, che è sempre stato contro la violenza e la droga. Dalla Germania però è tornato spento». E non si è più ripreso. «Ci siamo preoccupati: abbiamo avvisato i fratelli raccomandando di tenerlo d'occhio. C'era il rischio che perdesse il controllo». Sabato il punto di non ritorno. «Quello che ha fatto è gravissimo. Sul web circolano i video del suo arresto: li ho guardati dieci volte, piangendo. Quello non è il vero Steve. Sui social piovono insulti. Ma lui non è un mostro». Il fratello non lo difende, ma chiede compassione: «Pagherà per le sue azioni, come è giusto che sia. Alla famiglia della vittima chiediamo scusa anche se non basterà mai. Noi staremo vicini a Steve perché non butti via anche il resto della sua vita». E dagli amici si alza un appello accorato: «Non abbandonatelo di nuovo sennò farà anche di peggio. Il carcere da solo non è la soluzione. Steve va ascoltato e curato».
 

Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 17:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci