Stalker della barista di Treviso in carcere: «Non l'ho perseguitata, ne sono ancora innamorato. Non estradatemi in Romania, voglio scontare la pena qui in Italia»

Venerdì 31 Marzo 2023 di Maria Elena Pattaro
Stalker della barista di Treviso in carcere: «Non l'ho persequitata, ne sono ancora innamorato. Non estradatemi in Romania, voglio scontare la pena qui in Italia»

TREVISO - «Non sono uno stalker: sono ancora innamorato della mia ex. Non sono stato io a bruciarle la macchina e non l’ho perseguitata. Avevamo avuto qualche screzio quando ci siamo lasciati ma è finita lì. La pena in Romania? Preferisco scontarla qui in Italia, non estradatemi». Si difende così Daniel Ionut Neculae, il 36enne romeno arrestato mercoledì all’alba dalla squadra mobile dopo una caccia all’uomo durata più di un mese. È accusato di aver perseguitato per oltre un anno la sua ex compagna, una barista 32enne sua connazionale e di averle incendiato l’auto. Ma ieri, nel breve colloquio in carcere a Santa Bona con il suo legale di fiducia, l’avvocata Giovanna De Rosa, ha negato tutte le accuse. E ha chiesto di non essere estradato in Romania per un cumulo pene di 8 anni e 10 mesi: «Preferisco scontare la pena qui in Italia». Su Neculae infatti pendeva un mandato di cattura europeo emesso dalle autorità di Bucarest per una sfilza di reati commessi in patria: furto aggravato, estorsione, sequestro di persona e istigazione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Mandato a cui, da febbraio si era aggiunto l’ordine di custodia cautelare in carcere per la condotta persecutoria, denunciata a più riprese dalla sua ex compagna. L’anno scorso l’uomo, senza fissa dimora, era stato condannato per minacce alla ex: un anno, pena sospesa e non menzione. L’episodio risale all’8 marzo del 2022, quando era piombato in casa della donna e l’aveva intimidita con un coltello. Lei lo aveva lasciato qualche mese prima, quando aveva scoperto il suo passato criminale. Ma lui non aveva mai accettato l’addio. Oggi è atteso davanti ai giudici. Alle 9.30 in tribunale a Treviso di fronte al gip Marco Biagetti per l’interrogatorio di garanzia in cui avrà la possibilità di fornire la sua versione dei fatti. Alle 13 è fissata invece un’udienza in Corte d’Appello a Venezia: è lì che si deciderà se estradarlo in Romania oppure no. «Preferirei scontare la pena qui» ha ripetuto più volte al suo difensore, confidando in un regime carcerario adeguato.

Le indagini

Proseguono intanto le indagini della squadra mobile sulla rete di contatti a cui si è appoggiato durante la sua latitanza. Neculae è stato arrestato in un appartamento di connazionali vicino a un ristorante sulla Feltrina. Al momento del blitz era insieme a un amico, anche lui rumeno. Chi gli ha offerto l’alloggio rischia ora di essere indagato a sua volta per favoreggiamento. «Non mi sono nascosto» ha detto al suo avvocato, lasciando intendere di non essere al corrente dell’ordine di custodia cautelare in carcere emesso dal gip già il mese scorso, ma di difficile esecuzione visto che l’uomo risultava irreperibile. «Sì, era un nostro cliente: veniva ogni tre-quattro mesi» è il commento lapidario del personale del ristorante, gestito da rumeni. Gli inquirenti non hanno dubbi: sarebbe lui l’autore del rogo doloso che ha devastato la Citroen C3 della barista la notte del 17 febbraio, a due passi dallo stadio Tenni. I poliziotti hanno trovato una tanica di benzina e un coltello che l’uomo avrebbe nascosto in un casolare abbandonato. Indizi a cui si sommano le agghiaccianti minacce inviate alla donna il giorno prima del rogo: «O torniamo insieme oppure moriamo insieme. Ti butto l’acido addosso oppure ti dò fuoco alla macchina» Mercoledì per la sua ex è finito un incubo. Anna (nome di fantasia) può tornare finalmente a vivere. Dopo l’escalation di minacce degli ultimi mesi: l’auto bruciata, la fodera del pugnale inserita in un sacco in mezzo ai vestiti della piccola e gli appostamenti sotto casa di sabato sera, rivolte anche alla figlioletta di 6 anni: «So come sei vestita, ti ammazzo prima che arrivi la polizia».

Anna è convinta che il suo aguzzino fosse andato a casa sua anche la notte dell’arresto, per metterla a tacere. «Ho ancora paura perché qui ha tanti amici. Chiedo che venga punito anche chi lo ha coperto in tutti questi mesi». 

Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 10:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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