TREVISO - Approda in aula il caso del "corvo" nella polizia locale di Treviso. Dopo che il giudice nel corso della precedente udienza si era dichiarato incompatibile, il procedimento penale si è ufficialmente aperto ieri mattina con la costituzione di parte civile (e la richiesta di un risarcimento danni di 50mila euro) di due colleghi di Nicola Glorioso, l'agente accusato di interferenza illecita nella vita privata perchè, secondo l'accusa, avrebbe sistemato una cimice negli uffici del Comando di via Castello d'Amore.
La difesa, rappresentata dall'avvocato Mauro Bosco, è convinta di poter dimostrare la completa estraneità di Glorioso ai fatti contestati. Nel vivo del processo si entrerà a ottobre, quando inizierà la sfilata dei testi dell'accusa. Se in un primo tempo la microspia sembrava aver registrato soltanto fruscii, da una più attenta analisi si sarebbe scoperto, stando a quanto sostiene la Procura, che nei file di quell'apparecchio elettronico ci sarebbero state anche delle voci. Insomma la microspia, secondo gli investigatori, avrebbe fatto il proprio dovere e, al termine degli accertamenti, la Procura aveva deciso di qualificare il gesto come volontario.
A portare alla luce la vicenda era stato il famigerato "corvo" che aveva inviato una lettera anonima a Ca’ Sugana e alla stampa.
Ultimo aggiornamento: 14:11
© RIPRODUZIONE RISERVATA La difesa, rappresentata dall'avvocato Mauro Bosco, è convinta di poter dimostrare la completa estraneità di Glorioso ai fatti contestati. Nel vivo del processo si entrerà a ottobre, quando inizierà la sfilata dei testi dell'accusa. Se in un primo tempo la microspia sembrava aver registrato soltanto fruscii, da una più attenta analisi si sarebbe scoperto, stando a quanto sostiene la Procura, che nei file di quell'apparecchio elettronico ci sarebbero state anche delle voci. Insomma la microspia, secondo gli investigatori, avrebbe fatto il proprio dovere e, al termine degli accertamenti, la Procura aveva deciso di qualificare il gesto come volontario.
A portare alla luce la vicenda era stato il famigerato "corvo" che aveva inviato una lettera anonima a Ca’ Sugana e alla stampa.