TREVISO - Aveva trovato il modo di spiare le chat della moglie, intrufolandosi nel suo profilo Whatsapp. Il motivo? Voleva controllare le amicizie e le abitudini della donna, di 9 anni più giovane e troppo occidentalizzata secondo lui, che invece è un musulmano osservante.
LO STRATAGEMMA
Lo straniero aveva utilizzato uno stratagemma, di cui la vittima era ignara. Avrebbe sincronizzato l'Iphone della moglie con l'Icloud familiare e attraverso una seconda applicazione sarebbe riuscito a entrare nel profilo di lei. Così da leggere le chat, cancellare i messaggi scomodi e rispondere ad altri, fingendosi lei. Il tutto usando un altro dispositivo, in modo da non dare nell'occhio. La condotta contestata risale al 2016 e sarebbe andata avanti per un po', inserendosi in un contesto di maltrattamenti familiari oggetto di un altro procedimento penale che si è concluso con una condanna in primo grado.
LA SCOPERTA
Lo spionaggio è andato avanti per un po', finché la vittima si accorge che qualcosa non quadra. Alcuni conoscenti fanno riferimento a messaggi che però la donna non ha mai ricevuto. O meglio: non ha mai fatto in tempo a leggere visto che il marito li aveva intercettati e cancellati prima che lei potesse vederli oppure aveva risposto al posto suo. Il tutto in una relazione violenta, da cui la donna a un certo punto ha trovato il coraggio di uscire. E che all'ex marito è già costata una condanna.
I MALTRATTAMENTI
Lo straniero non è nuovo alle aule del tribunale, anzi: nel 2017 era stato condannato a 2 anni e un mese (pena poi ridotta a un anno e 10 mesi, con la sospensione condizionale) per maltrattamenti nei confronti della moglie, da cui si era poi separato. La donna, dal 2015 fino al momento della denuncia, sarebbe stata vittima di violenze fisiche e psicologiche. Lei voleva i propri spazi di affermazione e indipendenza. Lui per tutta risposta le avrebbe inflitto umiliazioni e percosse. La accusava di vivere troppo all'occidentale. Le impediva di uscire, di incontrare altre persone e cercava di ostacolarla nel nuovo lavoro che si era trovata. Le intercettazioni illecite avrebbero fatto parte di questa strategia di controllo e sabotaggio.
LE ACCUSE
Il 54enne ora si trova a processo con una citazione diretta a giudizio. Il gip ne aveva disposto l'imputazione coatta contrariamente alle indicazioni del pm che anzi aveva chiesto l'archiviazione del fascicolo. Invece lo straniero ora deve rispondere di intercettazione, impedimento, interruzione illecita della comunicazione e accesso abusivo al sistema informatico.