Assalto al magazzino Sme, piano per un colpo milionario ma il bottino è di solo 110mila euro

Giovedì 23 Dicembre 2021 di Maria Elena Pattaro
L'assalto al magazzino Sme
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CESSALTO - Puntavano agli smartphone di alta gamma. Grazie a un piano studiato al secondo, degno dei migliori film d’azione, speravano di scappare dalla Ires di Cessalto, magazzino centralizzato del gruppo Sme, con un bottino milionario. Invece si sono dovuti accontentare di una cifra ben più modesta: 110.500 euro. E’ questo l’importo complessivo della refurtiva rubata lunedì notte, 19 dicembre, dal magazzino di uno dei colossi veneti della vendita al dettaglio di telefonia, elettronica e prodotti hi-tech. Ad agire è stato un commando di dieci malviventi, ladri professionisti che hanno creato una cintura attorno all’azienda sbarrando le strade di accesso con sei furgoni rubati. Per poi entrare in autostrada a bordo di un furgoncino e di un suv Toyota Rav 4 senza passare dal casello, grazie a un’ingegnosa scorciatoia: guard rail sbullonato e pedane per scavalcare il fosso. L’azienda ha fatto l’inventario della merce rubata: 400 smartphone di marca Oppo, 15 tablet, 25 macchine fotografiche e vari accessori per cellulari e tablet.

Una refurtiva ben al di sotto delle aspettative. «Probabilmente non hanno fatto i conti con la crisi dei microchip: di cellulari costosi (come Iphone e Samsung Galaxy, ndr) ne teniamo pochi - spiega Raul Sartorello presidente della Ires, convinto che si tratti di un furto su commissione -. Sono andati a colpo sicuro, tutto era studiato nei minimi dettagli. Hanno anche chiuso i cancelli dell’azienda con catene e lucchetti per evitare intrusioni durante il furto». 

CACCIA ALLA BANDA
Adesso è caccia alla banda: i carabinieri stanno battendo tutte le piste per individuare i responsabili di un colpo anomalo nella Marca. I militari della Compagnia di Conegliano e dal reparto investigativo della compagnia di Treviso stanno setacciando le immagini di videosorveglianza della Ires e dell’autostrada e gli agganci alle celle telefoniche. I mezzi hanno imboccato il casello in direzione Trieste. Non è escluso che il commando abbia varcato il confine, raggiungendo la Slovenia. Di sicuro si tratta di trasfertisti: i sei furgoni sono stati rubati nel Milanese nei giorni precedenti all’assalto, uno addirittura la notte prima. Mentre sulla provenienza del commando il ventaglio di ipotesi va dalla banda dell’Est Europa a sodalizi “nostrani”, gruppi di calabresi trapiantati in Lombardia o di pugliesi “pendolari” del furto. Gli inquirenti stanno esaminando anche le possibili analogie con altri furti. «Il 25 novembre scorso ce n’è stato uno simile a Faenza» - afferma Sartorello. Una banda aveva assaltato il magazzino di Trony, usando furgoni per sbarrare le strade e spargendo chiodi sulla strada. Anche in quel caso il colpo era stato messo a segno verso le 4. C’è poi il precedente, più tradizionale nel modus operandi, alla stessa azienda di Cessalto, che la banda potrebbe aver cercato di replicare. Era il 20 novembre del 2001, bottino da 300 milioni di lire. 

L’ASSALTO
Stavolta il piano rocambolesco è scattato verso le 4: le vie d’accesso al magazzino sono state isolate da 5 furgoni con le ruote bucate. L’allarme è scattato alle 4.20. Il commando ha tentato di forzare la porta del capannone 34, invano, per poi passare al 33. In meno di dieci minuti hanno arraffato gli scatoloni con la merce. La via di fuga era garantita attraverso l’autostrada: i banditi avevano precedentemente sbullonato una parte di guardrail per entrare in A4 senza passare per il casello di Cessalto, che dista poco meno di 500 metri dal piazzale della società. Mentre l’allarme suonava hanno caricato il sesto furgoncino e poi hanno posizionato delle rampe per oltrepassare il fossato tra il piazzale e l’autostrada. E si sono dati alla fuga nello stesso istante in cui i carabinieri entravano, a piedi, nel piazzale della Ires spa.
 

Ultimo aggiornamento: 09:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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