Silcart, 15 anni di causa per una tensostruttura abusiva: «Posti a rischio»

Martedì 6 Settembre 2022 di Mattia Zanardo
Silcart, 15 anni di causa per una tensostruttura abusiva: «Posti a rischio»

SAN BIAGIO DI CALLALTA (TREVISO) - Il braccio di ferro legale dura ormai da oltre quindici anni. Ora la Silcart rilancia una nuova proposta di accordo per risolvere in modo bonario e definitivo il contenzioso che da così a lungo la oppone al Comune di San Biagio di Callalta. E poter proseguire nella propria crescita, anche dal punto di vista dell'occupazione. Al centro della vicenda, il deposito costruito dall'azienda, leader europeo e tra i primi al mondo nel settore dei manti protettivi sottotegola, dei desolidarizzanti per pavimenti, dei rivestimenti flessibili per pannelli isolanti destinati al risparmio energetico e di altri prodotti per l'edilizia, nei pressi del suo stabilimento di San Biagio: è il 2005 quando il gruppo installa una tensostruttura di circa 3.400 metri quadri con teloni in pvc per stoccare i prodotti al riparto da sole e intemperie e realizza poi altre opere, nonostante non abbia l'autorizzazione. L'area è di sua proprietà, ma classificata come zona agricola di interesse paesistico-ambientale. La ditta chiede dunque di regolarizzare le strutture e presenta le pratiche per il cambio di destinazione d'uso dei terreni.

L'amministrazione comunale, però, respinge le domande.


IL SOPRALLUOGO
Anzi, in seguito ad un sopralluogo della Polizia municipale, nel 2009 avvia un procedimento per abuso edilizio ed emette un'ordinanza di demolizione perché le opere sono state compiute in assenza di permesso a costruire. È l'inizio di un lungo e complesso iter burocratico giudiziario. Riassumendo: quattro ricorsi al Tar da parte della Silcart, contro i provvedimenti comunali (e a quelli collegati di altri enti), i primi due rigettati, gli altri ancora pendenti. Contro le decisioni del Tribunale amministrativo, l'azienda si rivolge al Consiglio di Stato e alla Corte di Cassazione, che tuttavia confermano sempre le sentenze precedenti, e arriva fino alla Corte europea dei diritti dell'uomo: in questo caso il ricorso è dichiarato irricevibile perché oltre i termini. Nel computo rientra pure una prima proposta al Comune di intesa per sanare i volumi esistenti, in cambio dell'impegno a progettare e finanziare alcune opere di interesse indicate dall'amministrazione stessa. Anche questa non accolta.


I RESPONSI GIUDIZIARI
Giovanni Faotto, presidente di Silcart, non vuole darsi per vinto e torna a sollecitare l'opportunità di raggiungere un accordo che possa essere vantaggioso per tutte le parti: «La volontà di prevalere in un confronto ci fa spesso dimenticare che le soluzioni ai problemi, se entrambe le parti remano nella stessa direzione, sono meno lontane di quello che pensiamo», afferma il titolare dell'industria. Che aggiunge: «La nostra azienda, che noi consideriamo un po' come una famiglia allargata, conta oggi 250 persone tra collaboratori diretti e indiretti, due sedi a Mignagola di Carbonera, una a Carbonera e una a San Biagio di Callalta, più uno show room a Pezzan di Carbonera. La nostra anima è tutta racchiusa in un'area di circa 15 km², nel pieno della Marca Trevigiana. Siamo una famiglia numerosa che crescerà ancora, che nell'ultimo biennio ha assunto 57 nuovi dipendenti, per lo più tra i 20 e i 40 anni. Questa storia imprenditoriale tutta trevigiana potrà però continuare a essere raccontata solo se tutti gli attori di questa annosa vicenda vorranno venirsi incontro, trovando un punto di mediazione e utilizzando il buonsenso». «Per anni abbiamo presentato all'amministrazione comunale richieste per l'ampliamento della zona produttiva - tira le fila Faotto - sottolineando come il cambio di destinazione dell'area avrebbe consentito la creazione di nuovi posti di lavoro. Le nostre proposte sono sempre state respinte, con la promessa che ogni valutazione sarebbe stata fatta in sede di Pat». Le osservazioni, però, non sono state recepite, ricordano dall'azienda. I vertici della Silcart, dunque, lanciano un nuovo appello al sindaco: «Vorremmo sederci attorno ad un tavolo con tutti i soggetti istituzionali coinvolti per trovare una soluzione che salvi l'azienda e la sua crescita e sia compatibile con lo sviluppo del territorio che ci ospita». Rimarca Faotto: «La vicenda che vede coinvolta Silcart dimostra come spesso chi fa impresa si trovi a dover fare i conti con una burocrazia che ne impedisce ogni possibilità di crescita e sviluppo. In questo senso servirebbero procedure più snelle in grado di supportare gli imprenditori, invece che ostacolarli. Un tema che mi piacerebbe fosse al centro dell'agenda elettorale delle forze politiche».

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