Allarme siccità, Piave in secca: migliaia di pesci salvati dall'asfissia

Giovedì 24 Marzo 2022 di Mauro Favaro
Il Piave in secca

TREVISO - Fino a qualche tempo fa nuotavano senza problemi sfidando la corrente del Piave. Adesso, invece, a causa della lunga assenza di piogge si ritrovano di fatto prigionieri nelle pozze d'acqua rimaste sul letto del fiume, sempre più piccole. Una vera e propria bomba a orologeria per i pesci: se non si interviene subito, sono destinati a morire. È uno dei devastanti effetti della siccità. Ieri, 23 marzo, le guardie volontarie della Fipsas di Treviso sono entrate in azione all'altezza di Salettuol, località di Maserada, salvando centinaia e centinaia di pesci tra trote marmorate, fario, cavedani, lucci, persici, lamprede e così via. Erano tutti bloccati in questi piccoli specchi d'acqua. «Abbiamo recuperato oltre 450 chilogrammi di pesci in poco più di 200 metri - spiega Tommaso Cappuccio, responsabile del settore vigilanza della federazione pesca sportiva e attività subacquea - dopo averli sistemati all'interno di alcune vasche montate sui nostri pick-up, li abbiamo liberati nella Piavesella, dove l'acqua continua ad arrivare in modo continuo».

IL SOPRALLUOGO
Dieci volontari si sono messi a lavorare lungo il Piave, usando mezzi propri, fin dalle prime luci dell'alba.

Sono tutti abilitati all'utilizzo dell'elettro-storditore, strumento che attraverso una lieve scossa consente di recuperare il pesce nel modo più veloce possibile. Erano presenti anche quattro agenti della polizia provinciale. Il punto è che non può bastare. Serve un intervento strutturato, coordinato dalle istituzioni, prima che sia troppo tardi. «Le guardie fanno un lavoro straordinario. In queste condizioni, però, il volontariato non può essere sufficiente allarga le braccia Cappuccio nel fiume manca l'acqua a causa della siccità e dell'attività delle centraline. C'è ancora un sacco di pesce da recuperare nelle buche a monte e a valle. Se non si farà qualcosa in fretta, morirà tutto».

L'APPELLO
Da qui l'appello agli enti per salvare i pesci prima che restino completamente a secco. «È necessario mettere in piedi un coordinamento per intervenire in modo puntuale sottolinea il responsabile della Fipsas ci sono tante associazioni che possono dare il loro contributo. Ma serve un'organizzazione superiore per rendere queste attività davvero efficaci».

I DATI
Vista la continua assenza di piogge, l'andamento sembra ormai inesorabile. La conferma arriva anche dai dati registrati dall'Arpav, l'agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale del Veneto. Nella prima metà di marzo nell'area del bacino idrografico della pianura tra il Piave e il Livenza non è praticamente caduta una sola goccia d'acqua: zero millimetri, a fronte di una media per l'intero mese di marzo pari a 65,3 millimetri. Per quanto riguarda il Piave, nello specifico, sono stati registrati 0,3 millimetri di piogge. Niente se si pensa che la media del mese in questo bacino si attesta a quota 76,5 millimetri. Di seguito, nel bacino del Livenza, sempre nelle prime due settimane di marzo, sono state segnate precipitazioni per 0,1 millimetri, rispetto a una media per l'intero mese di 82,8 millimetri. Discorso identico per il bacino del fiume Sile: 0,1 millimetri di piogge a fronte di una media di 67,3 millimetri. «C'è un grave problema di siccità in tutto il territorio conclude Cappuccio per quanto riguarda il Piave, in particolare, la situazione è gravissima».
 

Ultimo aggiornamento: 17:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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