Emergenza siccità, agricoltura a secco: «Perso il 30% della produzione»

Martedì 21 Giugno 2022 di Mattia Zanardo
L'agricoltura è in sofferenza per la mancanza di precipitazioni

TREVISO - Caldo torrido, precipitazioni ai minimi, disponibilità di irrigazione limitata: mentre l’estate è appena iniziata, anche nella Marca a dover fare i conti con la siccità è soprattutto l’agricoltura. A essere maggiormente in sofferenza sono le colture di seminativi, dai cereali alla soia, che necessitano di un apporto costante e cospicuo di acqua. «La situazione è critica - conferma Giorgio Polegato, presidente provinciale di Coldiretti - non tanto per il settore vino che con gli impianti a goccia non ha bisogno di grosse quantità d’acqua, quanto i seminativi come mais e soia».


IL QUADRO

Da molti mesi ormai le piogge sono al di sotto dei valori stagionali: nel solo mese di maggio. In Veneto, secondo le rilevazioni dell’Arpav, sono caduti 64 millimetri, il 46% in meno rispetto alla media degli ultimi trent’anni. Nella prima quindicina di giugno i dati sono leggermente aumentati, toccando i 33 millimetri. Ma certo il recupero è insufficiente, considerando che a queste colture servirebbero, per gli esperti, almeno 20 millimetri ogni 5 giorni. I coltivatori stanno ricorrendo all’irrigazione ma, senza precipitazioni consistenti, le falde in diverse aree, in particolare nella Pedemontana e nella Castellana, stentano a ricaricarsi e anche fiumi, bacini e canalette vedono scendere il loro livello. «L’utilizzo per usi agricoli sta già venendo contingentato - spiega il numero uno dell’associazione degli imprenditori agricoli - giustamente, perché le riserve sono anche al 50% sotto la soglia normale. Una situazione così non si era mai vista nelle nostre zone». Per ora, pur con tutte le difficoltà, si sta reggendo, ma se questa condizione dovesse prolungarsi l’allarme potrebbe diventare ancora più pressante. Secondo Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti, è già andato perso circa 30% della produzione di grano e pertanto ha sollecitato la concessione dello stato di emergenza.

Nel Trevigiano, per i vertici della federazione locale, non si possono ancora fare previsioni precise su un possibile calo a causa della scarsità d’acqua. Ma certamente se queste condizioni dovessero perdurare ancora e non vi fossero altri interventi le ripercussioni sulle rese sarebbero inevitabilmente pesanti. 


LE CONSEGUENZE

E il problema non investe solo i campi ma anche il consumo privato per innaffiare orti e giardini e ancor più gli allevamenti riguardo all’abbeveraggio degli animali. Insomma, per gli agricoltori un ulteriore fattore di preoccupazione in un quadro di mercato già molto delicato a causa delle difficoltà di approvvigionamento e dell’impennata dei prezzi di energia e materie prime. «Il problema idrico si aggiunge a un contesto già complicato, a causa dei pesanti costi di gestione - ribadisce Polegato -. È una condizione a cui non siamo abituati: purtroppo non si può far altro che gestire la risorsa acqua con parsimonia e attenzione e sperare che piova al più presto». La situazione di questo 2022 si sta rivelando eccezionale, ma l’andamento climatico complessivo non autorizza a troppo ottimismo neppure per le prossime annate. Per questo anche il presidente della Coldiretti trevigiana sollecita lo studio e la realizzazione di soluzioni strutturali per poter fronteggiare altre stagioni di carenza di acqua, almeno per quanto riguarda l’uso a scopi agricoli: «Bisogna pensare a delle riserve, ad esempio convertendo le cave dismesse, perché possano fungere da serbatoio in caso di necessità: in autunno o in inverno o quando si aprono le chiuse per evitare piene, quell’acqua deve essere recuperare per poi metterla a disposizione quando serve».

Ultimo aggiornamento: 17:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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