Sequestrato e rapinato da tre ragazzini in un casolare: si fanno avanti altre due vittime

Mercoledì 31 Maggio 2023 di Giuliano Pavan
Il casolare dov'è stato sequestrato e rapinato l'impiegato cinquantenne.

VEDELAGO - Gli inquirenti lo sospettavano: ora è arrivata la certezza. I tre ragazzini che lo scorso febbraio erano stati arrestati per aver sequestrato e rapinato un impiegato trevigiano di 50 anni, attirato in un casolare di via Toniolo a Vedelago con la scusa di un incontro a sfondo sessuale, avevano già messo a segno quel piano con altre vittime. Almeno due, ovvero quelle che si sono fatte avanti denunciando il terzetto alla Procura dopo aver scoperto del blitz dei carabinieri. 

Gli inquirenti, però, sono convinti che siano di più gli uomini caduti nella rete dei ragazzini (un 18enne e un 19enne, entrambi ai domiciliari, e un 15enne che, dopo l’arresto, è stato affidato ai genitori): l’analisi sui telefoni cellulari degli indagati ha portato a galla diversi messaggi che fanno pensare che gli incontri sarebbero stati diversi, sempre nello stesso casolare e sempre con le medesime modalità. Altre denunce sono dunque attese nei prossimi giorni. Anche perché gli investigatori hanno garantito l’anonimato a chiunque decidesse di parlare e che finora non lo ha fatto per vergogna. D’altra parte si tratta di incontri a sfondo sessuale con dei ragazzini, tra cui un minorenne. Con il passare delle settimane, si sta poi facendo sempre più strada l’ipotesi che i tre non agissero per soldi, ma per punire chi in rete cerca sesso facile: una piccola banda che si proponeva di fare qualcosa di buono per la società, ponendosi come destinataria di una missione vendicatoria.

A portare alla luce i fatti erano stati i carabinieri di Vedelago che il 18 febbraio scorso avevano fatto scattare il blitz nel casolare di via Toniolo, liberando il 50enne.

Quando i militari avevano fatto irruzione nello scantinato, l’uomo era immobilizzato a terra, legato mani e piedi con il nastro adesivo, che gli copriva anche la bocca. Respirava a fatica e aveva botte su tutto il corpo: «Avevo paura che mi ammazzassero» aveva detto ancora sotto choc, dopo aver ricevuto calci, pugni e scariche elettriche. Uno degli aguzzini, il 15enne, a volto coperto, era seduto sopra di lui. L’altro, il 18enne, lo minacciava col taser. Il 19enne invece era già in manette, fermato mentre stava andando a prelevare con il bancomat rubato all’impiegato, a cui la banda aveva estorto il codice di blocco a suon di botte. La banda aveva pianificato tutto nei minimi dettagli: dalle chat “piccanti” al sequestro nel casolare in costruzione. I ragazzi avevano adescato la vittima via social, in un sito di incontri gay. La vittima aveva chattato per giorni con uno di loro fino ad accettare l’appuntamento. L’impiegato aveva parcheggiato la macchina e aveva seguito il “ragazzo-esca” dentro il casolare, ignaro della trappola. Una volta dentro, è stato aggredito dal terzetto: la banda lo ha stordito con il taser, immobilizzato e picchiato. Tanta violenza per un bottino misero: 60 euro in contanti e il bancomat. Oltre alle chiavi della macchina per impedirgli di scappare. Stesso metodo utilizzato con almeno altre due vittime.

Ultimo aggiornamento: 18:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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