Tra i sentieri del Prosecco: 37 itinerari, trekking tecnologico tra vigneti e cultura

Domenica 8 Novembre 2020 di Giovanni Carraro
Vista dal Collagù, località sinbolo delle Colline del Prosecco

TREVISO - Il territorio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, che nel 2019 è stato dichiarato patrimonio dell’umanità Unesco, diventa anche rete di sentieri: nasce un progetto che darà alla luce trentasette itinerari, di diversi gradi di difficoltà, racchiusi in due nuovissime mappe Tabacco, un libro, approfondimenti culturali e una serie di soluzioni tecnologiche che vanno dal web al download di tracce GPS, georeferenziazione, mappatura fotografica, per coprire tutte le esigenze del turismo internazionale.

SENTIERI E TECNOLOGIA Prende il via il progetto di mappatura di trentasette itinerari a piedi per poter visitare borghi, colline, vigneti, castelli in un territorio di oltre ventimila ettari, suddiviso nelle tre aree Unesco: la core zone, nucleo principale caratterizzato da ciglioni e viticoltura eroica; buffer zone dove il paesaggio presenta una minore pendenza pur mantenendo le medesime peculiarità collinari, e la commitment zone, l’area esterna.

Ventinove i comuni interessati, che dovranno gestire e manutenere i sentieri a loro assegnati. I percorsi verranno tabellati con grafica coordinata. «Vogliamo parlare ad un turismo internazionale e abbiamo scelto di farlo con tutte le possibili soluzioni. Questo è un territorio unico che racchiude natura, cultura, tradizioni e ricchezza eno-gastronomica. I percorsi sapranno far scoprire tutto ciò», spiega Marina Montedoro, presidente dell’Associazione per le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, che ha lo scopo di tutelare il sito. «Si va dalla passeggiata di pianura adatta a tutti, al trekking più impegnativo a cavallo delle colline maggiori, il tutto racchiuso in due mappe che la Tabacco realizzerà in esclusiva per noi. Le escursioni saranno corredate di un box di approfondimento culturale, perché il camminare deve stare al passo con la storia. Non mancherà la tecnologia grazie al sito internet che offrirà la geolocalizzazione, lo scarico delle tracce GPS e una dettagliata galleria di immagini del percorso. E un libro tradizionale, per soddisfare le esigenze degli affezionati al supporto cartaceo».

TREKKING NELLA CULTURA I sentieri del territorio Unesco non offrono soltanto soluzioni di trekking, ma anche piccoli viaggi nella storia. Chiese, abbazie, torri e castelli, ogni angolo è zeppo di testimonianze, dal paleolitico all’età moderna. Ne è un esempio la chiesa di San Gallo a Soligo, la cui intitolazione, inusuale per i trevigiani, trova la risposta nelle vicende di un pellegrino giunto dalla Svizzera nel 1430. La chiesa di Santa Giustina a Soller, piccolo borgo in comune di Cison di Valmarino, ci parla di incursioni ottomane avvenute nel Cinquecento. Senza contare ciò che hanno lasciato Bizantini, Longobardi, Franchi, Cenedesi, Ezzelini. Una delle colline del Cartizze, il Col Croset, ospitò per secoli il castello di Mondeserto, in mano a potenti signori, tra i quali i Da Vidor ed in seguito i Veneziani. Le colline dell’Unesco significano anche patrimonio artistico. Due esempi, le abbazie di Follina e di Vidor, la prima famosa per la Madonna del Sacro Calice, la seconda perché custodisce le reliquie di Santa Bona e le rarissime colonne annodate. Santa Augusta a Vittorio Veneto offre una magnifica scalinata molto frequentata in tutto l’arco dell’anno, che consente di raggiungere il santuario da dove si osserva uno dei migliori panorami sulle colline. San Pietro di Feletto vanta una delle chiese più antiche di tutto il territorio, dove è visibile un raro esempio di affresco dedicato al Cristo della Domenica. Per non parlare del castello di San Salvatore a Susegana o di quello di Conegliano, ma anche il fiabesco Molinetto della Croda. Strade e stradine che si snodano tra i vigneti, sono affollate di chiesette campestri, alcune molto antiche, come San Micél de le Serre a Miane o la Madonna del Brolo a Farra di Soligo. Gioielli di grande valore, pronti ad accogliere i turisti che giungeranno da ogni parte del mondo per osservarli grazie alla rete di itinerari Unesco. LE GEOLOGIA Caratteristica principale di questo territorio è la sua conformazione geomorfologica, chiamata hogback, contraddistinta da rilievi che si allungano su piccole valli parallele tra loro tra Valdobbiadene e Vittorio Veneto. Moreniche, eruttive, se ne dicono di tutti i colori a proposito di queste colline. Le cose non stanno proprio così. Innanzitutto, è da scartare l’origine glaciale o vulcanica. O meglio, esistono alcuni casi circoscritti di rilievi nati ad opera dell’ultima glaciazione, come la morena di Gai o l’anfiteatro collinare di Colle Umberto. Parlando invece in senso generale, si tratta di un rilievo dovuto alla piegatura degli strati, né più e né meno di quanto è successo alla dorsale maggiore Cesen–Visentin o, più a nord, alla stessa catena alpina. Con la differenza che, essendo costituite da rocce più erodibili, sono state asportate durante gli ultimi quattro milioni di anni. Le origini sono riconducibili quindi a movimenti di tipo tettonico causati dalla spinta del continente africano contro quello europeo. L’erosione selettiva ha poi creato il rilievo a creste parallele, l’hogback. I due punti di osservazione più belli per ammirare questo spettacolo della natura, che trova altri esempi nel pianeta in Colorado e nel New Mexico, sono il Monte Barbaria - massiccio del Cesen ad ovest e ad est il Pizzoc e l’Agnellezza. Una meraviglia della natura di fronte alla quale evidentemente gli ispettori dell’Unesco hanno dovuto inchinarsi. 

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