Ritorno a scuola, le aule non bastano: «A lezione nei cinema»

Giovedì 18 Giugno 2020 di Laura Bon Luca Anzanello
I cinema usati come aule scolastiche per permettere il distanziamento tra gli studenti
TREVISO Servono edifici, ampi spazi, aule, ma soprattutto, a poco più di due mesi dall'inizio del nuovo anno scolastico, servono direttive. Quelle che il governo, ancora, non ha fornito ad istituti e comuni, investiti del potere decisionale dopo la nomina a commissari straordinari per l'adeguamento delle scuole, ma senza parlare di fondi e senza dare indicazioni. I presidi si stanno già muovendo, tra chi pensa a tensostrutture a chi, per esempio, sta cercando accordi con i cinema, che potrebbero accogliere intere classi. Ieri anche Mario Conte, nella veste di presidente dell'Anci del Veneto, è tornato sulla questione: «Abbiamo incontrato il viceministro all'Istruzione, Anna Ascani, che però non ci ha fornito le linee guida ma ci ha dato solo qualche informazioni di massima che non permette di avere un quadro preciso. I sindaci sull'edilizia scolastica sono commissari straordinari, ma ad oggi non abbiamo certezza né dei fondi né delle linee guida. E questa situazione è preoccupante perché per far rientrare i ragazzi a scuola ci aspetta una estate di lavori e di riorganizzazione e abbiamo tempi strettissimi per fare i compiti per casa. Non possiamo aspettare soluzioni last minute».

AL VERONESE
Montebelluna si pensa già a soluzioni del tutto inusuali. È il caso del liceo Veronese che ha formulato la richiesta di un utilizzo degli spazi del cinema Italia Eden, di fronte allo stesso istituto. La conferma arriva proprio dal titolare del cinema, Vittorio Polin: «Ci sono stati i primi contatti col Veronese e stiamo valutando la fattibilità della cosa». Polin gestisce anche il cinema all'aperto al parco Manin: «Visto che tutti stanno cercando disperatamente spazi, fino a ottobre sarebbero utilizzabili anche quelli, nell'emergenza». L'idea sta circolando e anche altre scuole cittadine starebbero valutando la possibilità di usufruire del cinema Italia. Il capoluogo montelliano, del resto, sta vivendo già dallo scorso anno, una situazione di difficoltà legata alla mancanza di una sede per le classi montebellunesi dell'alberghiero Maffioli, ospitate in buona parte al liceo Levi (che però usufruisce di aule dell'Einaudi), e al fatto che la succursale del liceo Veronese è chiusa da un anno per lavori di ristrutturazione (peraltro solo avviati) con conseguente utilizzo degli spazi dell'oratorio della parrocchia del Duomo, dove però le aule sono di ridotte dimensioni. E quello che doveva essere un disagio temporaneo destinato ad avere termine con la realizzazione del nuovo polo scolastico professionale all'ex liceo per alberghiero e Ipsia (i lavori sono in fase di progettazione) con la conclusione dei lavori del Veronese rischia di diventare, di fronte alla necessità di ricavare spazi più ampi, un problema insormontabile. «Nella nostra scuola - dice il prof Mario Pernechele che, da collaboratore del dirigente, ha partecipato all'incontro in Provincia sul tema ripartenza con sindaci e istituzioni - in settembre avremo una classe in più; siamo quindi saturi e ovviamente non sempre in grado di ottemperare alle richieste sul distanziamento, se ci saranno». 

NEL CAPOLUOGO
«Le aule potranno sostanzialmente accogliere la metà dei ragazzi rispetto a prima dell'epidemia. Questo è il quadro, se non verranno modificate le distanze anti-contagio. Si potrebbe pensare di costruire nuove strutture, ma servirebbero il doppio delle aule. Si potrebbe pensare a doppi turni, ma allora servirebbe il doppio del personale. Il problema riguarda tutte le scuole. Aspettiamo le linee guida e prepariamoci ad affrontarlo in modo concreto». Antonia Piva, preside del Duca degli Abruzzi, una delle scuole più grandi della Marca con i suoi 1.700 iscritti, non usa giri di parole in vista del nuovo anno scolastico. Qualcuno ha anche proposto di allestire delle tensostrutture temporanee. «Una soluzione che non sembra praticabile sottolinea la dirigente a cominciare dai problemi riguardanti il trasporto scolastico». In queste ore in tutti gli istituti si stanno girando e rigirando le planimetrie delle aule per capire quanti studenti potranno entrare. La didattica a distanza potrebbe tornare ancora buona. Ma senza nuove emergenze, non sarà come quella degli ultimi tre mesi. «È stata una didattica di emergenza dice Piva in futuro sarebbe auspicabile poterla usare solo come un'integrazione». Ma senza le linee guida del ministero aggiunge in questo momento stiamo giocando a Risiko. Il problema tocca tutti. Compreso l'istituto tecnico Riccati, che solo lo scorso settembre aveva organizzato un piano di rotazione delle aule per riuscire a far entrare cento studenti in più rispetto all'anno prima. In situazioni del genere i conti oggi sono davvero complicati. E farli tornare sembra una missione impossibile. 

CONEGLIANO
Anche Stefano Da Ros, dirigente scolastico del Liceo Marconi di Conegliano, è stato tra i partecipanti alla riunione in Provincia: «Un buon momento di dialogo tra autorità locali ma evidenzia il preside musicista ci sono cinque vincoli che dipendono dal governo e sui quali noi dirigenti non abbiamo margini di manovra». Quali? «Il numero di studenti, praticamente già deciso dopo le preiscrizioni di gennaio quando il virus ancora non cera. L'organico dei docenti, assegnato dagli uffici scolastici con i parametri normali. Quando si pensa a eventuali doppi turni o agli orari sfalsati per le lezioni non va dimenticato che ci sono contratti di lavoro già definiti, così come i monti ore settimanali e annuali previsti dallo Stato per ogni materia. Il quinto vincolo è la superficie delle aule, che da qui a settembre non potrà cambiare». A complicare la programmazione dei dirigenti scolastici ci sono secondo Da Ros i tre possibili scenari: «Nessuna emergenza epidemiologica e quindi tutti a scuola; emergenza come quella che abbiamo già vissuto e quindi tutti a casa con didattica a distanza, oppure emergenza che impone un distanziamento di almeno un metro, il quale comporterebbe di ospitare al massimo 13-14 alunni in classi da 26-28. E gli altri»? Sul trasporto scolastico, Da Ros pone una domanda intrigante: «Martedì ne abbiamo parlato con Mom; se negli aerei si potrà mantenere la piena capienza per ore di volo con ricircolo daria e mascherine, penso che la piena capienza si possa tenere anche nei pullman da e per le scuole, per viaggi che di solito non superano i 40 minuti. E se gli studenti potranno rimanere attaccati allinterno del bus credo che potranno esserlo anche a scuola».

CASTELFRANCO
La riorganizzazione degli spazi e l'incognita sul futuro preoccupa il dirigente scolastico reggente dell'istituto alberghiero Maffioli, Ezio Toffano, che al suono della campanella si troverà a gestire 214 nuovi alunni di classe prima nelle tre sedi di Castelfranco, Montebelluna e Pieve del Grappa che si aggiungeranno agli studenti di seconda e terza. «L'utenza del Maffioli vede anche una presenza superiore alla media di ragazzi diversamente abili quindi, al massimo abbiamo 22 alunni per ogni classe spiega il preside Le aule hanno dimensioni modeste ma sfruttandole tutte ci siamo sempre stati». A Castelfranco l'istituto si ramifica su quattro sedi, villa Dolfin, Soranza, la sede dell'ex tribunale e il palazzetto e il prossimo anno ospiterà 127 alunni divisi in sei sezioni per la classe prima. Tra questi anche 4 ragazzi che non sono rientrati a livello numerico nella prima della nuova sede di Pieve del Grappa composta da 21 alunni.
 
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