Caos quarantene e tamponi, nelle scuole tensione alle stelle: insegnanti insultati e minacciati dai genitori

Giovedì 27 Gennaio 2022 di Mauro Favaro
Genitori e figli in fila per i tamponi
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TREVISO - Insultati e a volte addirittura minacciati dai genitori. Gli insegnanti che ricoprono il ruolo di referenti Covid nelle scuole sono tra l'incudine e il martello. «Veniamo insultati e aggrediti verbalmente», denunciano alcuni docenti referenti per il coronavirus. Davanti a casi di contagio, devono gestire le quarantene e gli isolamenti delle classi. Molte famiglie, però, ormai non ne possono più.

Sono sul piede di guerra. La tensione è alle stelle. Soprattutto tra materne, elementari e medie. E a farne le spese sono in primis i referenti Covid. «È assurdo che debba tenere a casa ogni volta mio figlio anche se è vaccinato e risulta negativo al tampone - dice una mamma - il punto è che non capita una sola volta. Se emergono positività nella classe in periodi diversi, si riparte con la quarantena generale. È una catena». Le scuole in realtà non hanno margini: tocca al servizio Igiene e sanità pubblica dell'Usl definire i provvedimenti e programmare i tamponi di controllo. Fatto sta che i genitori esasperati dalla difficoltà di conciliare lavoro e didattica a distanza dei figli chiedono conto direttamente agli istituti. Tanto che le scuole hanno definito un piano che prevede di sostituire in modo periodico gli insegnanti referenti Covid. «Proprio per evitare loro un carico gravoso a lungo termine», rivelano i presidi.

IN TRASFERTA PER I TAMPONI
A tutto questo si aggiungono anche altri problemi organizzativi. L'ultimo ha riguardato le elementari Giovanni XXIII di Treviso. I genitori degli alunni di una classe del plesso dell'Ic Serena sono in rivolta perché all'inizio di questa settimana hanno dovuto portare i loro figli al Covid Point di Castelfranco per eseguire il primo tampone di controllo dopo l'individuazione di contagi all'interno della sezione. «Abbiamo ricevuto la comunicazione lunedì pomeriggio spiega Isabella, una delle mamme io altri genitori non siamo riusciti a capire perché da Treviso dobbiamo andare fino a Castelfranco». Alcune famiglie hanno risolto il nodo facendo il test a pagamento nei centri privati. Ma non è stato possibile per tutti. Dal canto proprio, l'Usl della Marca specifica che gli appuntamenti nei Covid Point dedicati agli screening scolastici vengono distribuiti sul territorio per poter eseguire i tamponi nel più breve tempo possibile, riducendo i tempi di attesa. La situazione potrebbe migliorare dopo l'attivazione del Covid Point comunale per le scuole in via Castello d'Amore a Treviso. Ca' Sugana ha individuato una decina di volontari. Il centro potrebbe diventare operativo già entro la fine di questa settimana, andando così a supportare i Covid Point allestiti dall'azienda sanitaria. Il quadro è complesso perché le richieste sono enormi. Ad oggi sono 3.268 le classi delle scuole trevigiane che hanno registrato casi di Covid. Oltre il 60% del totale. Sono in tutto 65.300 gli studenti coinvolti. Praticamente un record a livello veneto, condiviso con la provincia di Verona. Tra le oltre 3.200 classi colpite dal Covid, in poco meno della metà (1.554) è scattata la didattica a distanza: in 1.087 sezioni è totale e in 467 la situazione è differenziata tra alunni e studenti vaccinati o guariti (in presenza con Ffp2) e non vaccinati (in didattica a distanza). A conti fatti, attualmente 17.800 ragazzi sono costretti a seguire le lezioni da casa. La differenziazione tra vaccinati e non vaccinati (o guariti), però, non vale nelle scuole elementari.

LA PETIZIONE
E i genitori che hanno sottoposto i loro figli piccoli all'iniezione anti-Covid ora hanno fatto partire una raccolta di firme online che ha già raccolto migliaia di sottoscrizioni. «Ci rivolgiamo alle istituzioni affinché modifichino immediatamente il protocollo che nelle scuole primarie non prevede alcuna distinzione tra vaccinati/guariti e non vaccinati si legge nel testo della petizione noi genitori che abbiamo risposto subito alla richiesta dello Stato di fare la nostra parte, vaccinandoci prima noi e facendo poi vaccinare i nostri figli tra i 5 e gli 11 anni, non solo per la tutela della loro salute, ma anche di quella della collettività, ci vediamo paradossalmente discriminati rispetto agli studenti vaccinati degli altri ordini scolastici».
 

Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 09:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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