TREVISO - Diminuiscono gli alunni e aumentano i costi. È una tempesta perfetta quella che soffia sulle scuole paritarie della Marca. Adesso si rischia il default. Già a settembre 7 non riapriranno i battenti.
COSTI INSOSTENIBILI
Dopo il suono della prima campanella dell'anno gli aumenti in bolletta si faranno sentire in modo pesante in particolare nelle 207 scuole dell'infanzia paritarie della Marca, frequentate da oltre 13mila bambini tra i tre e i sei anni (il 70% del totale). Soprattutto per quanto riguarda il riscaldamento, specialmente nella fascia della pedemontana. Rispetto all'anno scorso, poi, ci saranno 900 alunni in meno. Le rette, che oggi si aggirano mediamente sui 170 euro al mese, potrebbero aumentare di 20 euro al mese, sempre in media. Sulla carta il rincaro potrebbe arrivare addirittura a 60 euro al mese. Gli istituti, però, chiedono che la differenza venga messa dallo Stato per non pesare sulle famiglie in un momento già difficile. «Oggi le nostre scuole devono fare i conti con i pesanti rincari del costo del gas e dell'energia elettrica che, rispetto al 2021, sono stimati dai 200 ai 400 euro per bambino in più all'anno. Senza contare gli aumenti dei beni e servizi dovuti all'inflazione, cui si aggiungerà l'incremento del costo del personale derivante dal rinnovo del contratto collettivo nazionale Fism - fa il punto Simonetta Rubinato, presidente della Fism di Treviso, la federazione delle scuole materne - non possiamo certo pensare di scaricare sulle rette un aumento di 40-60 euro mensili. Per questo ho riferito al ministro Federico D'Incà che è necessario introdurre durante la conversione del decreto legge Aiuti-bis un contributo contro il caro-bollette anche per le scuole dell'infanzia e asili nido».
IL PARADOSSO
«Sarebbe davvero paradossale che dopo gli annunci degli investimenti dedicati nel Pnrr per incrementare l'offerta di servizi per l'infanzia aggiunge le nostre scuole fossero costrette a chiudere in default per mancanza di aiuti da parte dello Stato». Gli asili parrocchiali di Casier e Morgano verranno sostituiti da due asili statali, già autorizzati, gestiti dai rispettivi istituti comprensivi. Ma il punto di vista della Fism è diverso: «È ora che le istituzioni garantiscano a tutti i bambini e le bambine la gratuità del servizio educativo della scuola dell'infanzia, sia statale che paritaria tira le fila Rubinato attraverso lo stanziamento nel bilancio dello Stato dei fondi necessari per consentire l'attuazione di una effettiva parità, raggiungibile peraltro con un costo medio per alunno che è circa la metà di quello che sostiene per la scuola statale».