Scontrini e lotteria: la rabbia dei negozi, uno su due non ha la strumentazione

Domenica 13 Dicembre 2020 di Mattia Zanardo
Scontrini e lotteria: la rabbia dei negozi, uno su due non ha la strumentazione
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Una lotteria a cui i commercianti trevigiani hanno poco da vincere. Anzi, una larga fetta di loro non potrà prendervi parte. Oltre metà dei negozi della Marca, ad oggi, non dispone della strumentazione adeguata, a cominciare dal registratore di cassa, per supportare la “lotteria degli scontrini”. E’ la stima di Confcommercio Treviso che, per questo, non nasconde la propria contrarietà e sollecita quantomeno un rinvio del nuovo gioco varato dallo Stato, in partenza dal primo gennaio prossimo. Di cosa si tratta? In sintesi, dopo aver fatto acquisti, il cliente potrà mostrare all’esercente un apposito codice personale (richiedibile tramite internet) e potrà così ottenere un biglietto virtuale per ogni euro speso. Questi tagliandi, come in una vera e propria lotteria tradizionale, parteciperanno a periodiche estrazioni di premi in denaro. Premessa essenziale al funzionamento, la necessità per il punto vendita di dotarsi del dispositivo per leggere il codice e “riportarlo” nello scontrino elettronico.
LA POLEMICA
E qui sorgono i problemi che stanno facendo infuriare moltissimi commercianti in tutta la provincia, come nel resto d’Italia. Primo: anche a causa delle restrizioni dovute al Covid, tecnici e ditte specializzate stanno faticando a soddisfare le richieste del mercato. Di conseguenza, numerosi commercianti non riusciranno ad essere abilitati in tempo. Seconda, non minore, questione: tra scanner, aggiornamento del software e nuovo registratore telematico, secondo i calcoli delle organizzazioni di categoria, il costo per un negozio si aggira tra 300 e i 1.500 euro. Cifra non irrilevante per tante attività già alle prese con le pesanti ripercussioni sul bilancio della pandemia. Risultato: più di uno su due, tra i circa 16mila negozi al dettaglio e pubblici esercizi attivi della Marca (la lotteria non vale per il commercio all’ingrosso) non è attrezzato e difficilmente potrà esserlo per Capodanno.
«In ragione dei tempi previsti e del Covid, che ha creato ulteriori ritardi, anche nel nostro territorio, non siamo pronti. E sarebbe oggettivamente inutile, forzare una situazione che, in questo momento, aggiunge solo ulteriori difficoltà alle tante già vissute dal settore» conferma Federico Capraro, il presidente provinciale di Confcommercio. La condizione, peraltro, è comune a gran parte del Belpaese: secondo Comufficio (associazione delle aziende produttrici e distributrici di apparecchiature per ufficio) non più di 600mila registratori di cassa su un milione e 360 mila attualmente installati sono idonei alla trasmissione dei dati per la “riffa”. Nelle intenzioni del governo, l’iniziativa dovrebbe, da un lato, incentivare i consumi negli esercizi tradizionali, dall’altro, combattere l’evasione, inducendo i clienti a richiedere lo scontrino e i commercianti a rilasciarlo.
MISURA INUTILE
Per Capraro, al contrario, la misura è “doppiamente inutile e sbagliata”: «Perchè in questo momento crea un ulteriore aggravio in un settore già in forte difficoltà». Ma, anche a prescindere dal periodo contingente, perché avrebbe comunque effetti positivi molto limitati: «Comporta ulteriori procedure, allungando i tempi alla cassa dopo il pagamento, a scapito di chi sta dietro il bancone, ma anche del cliente in coda. A maggior ragione ora che, magari, bisogna entrare uno alla volta e aspettare fuori. Siamo alla sagra dell’assurdo – sbotta il leader dei commercianti trevigiani – Si continua ad accanirsi con nuove incombenze contro i piccoli, mentre non si fa nulla riguardo alle piattaforme on line, dove girano i grandi volumi e, a partire dalla tassazione, si prosegue a vendere a condizioni privilegiate».
 

Ultimo aggiornamento: 09:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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