PAESE - Quando si dice avere un alibi di ferro. Brayan Salvi, 25enne di Treviso, è a processo per un furto commesso nel luglio del 2015 in un parco pubblico a Paese e per aver fatto resistenza al carabiniere che cercava di fermarlo.
I FATTI
Il 13 luglio del 2017, una donna in bici col figlioletto è nel parco di Paese e viene scippata della borsetta. Nei pressi del luogo in cui avvengono i fatti si trova però anche un carabiniere, che interviene prontamente. Nella confusione il militare dell'Arma riesce a bloccare il più giovane dei ladri, ma non l'altro, che scappa.
L'ARRESTO
Arrestato e portato alla locale stazione dei carabinieri il più giovane dei due, di origine marocchina e all'epoca dei fatti 15enne, fa il nome del complice più grande: «Si chiama Brayan Salvi» dice ai carabinieri. «E da allora - dice il giovane Brayan - è cominciato l'incubo».
Nell'udienza di ieri del processo a suo carico viene però sentito il suo ex datore di lavoro, proprietario di una carpenteria a Villorba. «Io - spiega - firmo personalmente tutti i permessi che vengono dati alle maestranze e i cedolini paga che fanno riferimento alle ore effettivamente lavorate. Non c'è possibilità che Salvi possa essere stato assente in quell'orario, me ne sarei accorto dal foglio delle presenze». Da cui risulta infatti che il giovane, il 13 luglio del 2015, ha lavorato fino alle 17,30, termine dell'orario. Il giudice Carlotta Brusegan ha quindi disposto che venga sentito il minorenne, che sarebbe stato con lui e il cui procedimento davanti al Tribunale di Minori risulta ancora in corso. C'è infatti da capire perché abbia fatto il nome di Brayan Salvi, una persona che, dice confortato dalle testimonianze, in quel parco non hai messo piede.