CONEGLIANO - Lucido e freddo fino al punto di inviare la sua posizione via WhatsApp all'amico che aveva contattato per farsi riportare a casa. Un uomo che, dopo aver causato la morte di due giovani donne, è scappato passando accanto alla loro auto accartocciata senza «nemmeno degnarsi di verificare le condizioni della neonata e della sorellina sopravvissute». Il gup Monica Biasutti ha depositato le motivazioni della sentenza con cui due settimane fa ha condannato a 7 anni di reclusione Dimitre Traykov, l'imprenditore di Pordenone, origini bulgare, che il 30 gennaio ha causato in A28 la morte di Sara Rizzotto (26) e della cugina Jessica Fragasso (20) tamponando la loro Panda a 180 all'ora mentre era al telefono con la moglie. Ha spiegato perché non ha potuto condannarlo anche per la guida in stato di ebbrezza e perché non gli ha concesso le generiche, ma solo lo sconto di pena previsto dal rito abbreviato.
BAMBINE MIRACOLATE
GUIDAVA TELEFONANDO
Dalle indagini è emerso che Traykov era al telefono con la moglie, una chiamata di 4 minuti e 22 secondi, cominciata a Villotta, dove l'uomo ha la sua azienda di trasporti, e terminata al momento dell'impatto, alle 19.40. Tre minuti dopo, alle 19.43, con un altro cellulare chiamerà di nuovo la moglie per farla mettere in contatto con un serbo che abita a San Vito al Tagliamento. È a lui che invia la propria posizione con un messaggio in cui appare la geolocalizzazione affinché andasse a prenderlo. «Una condotta riprovevole», scrive il giudice evidenziando che è fuggito «senza preoccuparsi dei feriti», non per via dello choc o del panico, «non si può parlare di una persona che vagava in stato confusionale». «È sgusciato dal suv allontanandosi immediatamente, senza badare all'alt dell'addetto di Autovie, scavalcano il guardrail» e facendosi venire a prendere. Alle 21.50 la Polstrada lo ha trovato nella sua abitazione a Pordenone.
L'ALCOLTEST
Quelle tre ore sono state a suo «vantaggio», perché l'alcoltest e gli esami fatti in ospedale non hanno permesso di risalire al tasso alcolemico che aveva al momento dell'incidente. È per questo che l'aggravante della guida in stato di ebbrezza è caduta. «Comunque - scrive il giudice - poco toglie all'inaudita gravità della condotta». Le generiche non le ha concesse per l'«assenza di qualsiasi elemento degno di una valutazione positiva». E poco conta per il giudice il risarcimento di 70mila euro elargito al padre delle bimbe, senza intestare alle piccole l'assegno e ottenendo come «contropartita la revoca della costituzione di parte civile». Negativamente è stata considerata la richiesta di «perdono tardiva» il giorno del processo. Se i precedenti per guida in stato di ebbrezza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale e riciclaggio sono datati e non hanno permesso di contestare la recidiva, il gup ha ritenuto che fuga e omissione di soccorso giustifichino la revoca della patente. I risarcimenti? Al momento non sono valutabili perché l'auto non era intestata a Traykov. Alle famiglie Rizzotto e Fragasso sono state disposte provvisionali per 175mila euro: i risarcimenti li definirà il Tribunale civile.
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