Rivolta della Camera di Commercio:
bloccati i versamenti allo Stato

Martedì 6 Dicembre 2016 di Mattia Zanardo
Mario Pozza
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Si potrebbe definirla una sorta di obiezione fiscale. È quella che la Camera di commercio di Treviso e Belluno sta mettendo in atto nei confronti di un prelievo statale sulle sue risorse, ritenendolo illegittimo e ingiustificato. Piccolo passo indietro: dall'avvio della spending review, lo Stato ha imposto agli enti camerali di versare all'Erario centrale una quota di quei risparmi. Per l'anno corrente, ad esempio, la Cciaa trevigian-dolomitica dovrebbe sborsare circa un milione di euro. «Soldi delle imprese trevigiane e bellunesi, che vanno a coprire i buchi del bilancio statale», sbotta il presidente Mario Pozza. Per giunta, ribadisce il numero uno dell'ente, alle camere che si sono aggregate (come appunto Treviso e Belluno), non è stata nemmeno concessa una riduzione della cifra (Treviso versava 700mila e Belluno 300mila euro), a differenza di quanto fatto per i Comuni.

I vertici dell'istituzione, già alle prese con il dimezzamento del diritto camerale, hanno così deciso di non dar più corso alla richiesta: nonostante il parere contrario del collegio sindacale, la somma è stata deposita in un apposito conto, senza ottemperare alle due tranche di acconto e saldo a giugno e a ottobre. In attesa di capire anche se un nuovo emendamento al cosiddetta norma taglia spese verrà stavolta preso in considerazione (finora il governo ha rifiutato le proposte di modifica). E se l'esecutivo venisse a battere cassa? «Valuteremo anche possibili cause legali - nota il segretario generale Romano Tiozzo - Riteniamo ci siano profili di incostituzionalità: un tributo non può essere impiegato per finalità diverse da quelle per le quali è stato raccolto, come sta avvenendo con questi soldi».
 
Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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