Lite furiosa tra ragazzine di 13 e 15 anni: il treno si ferma e torna in stazione. I compagni? Le filmavano con i cellulari

Venerdì 17 Marzo 2023 di Maria Elena Pattaro
Botte tra ragazzine, treno si blocca e fa marcia indietro

TREVISO - Treno bloccato e costretto a fare marcia indietro per la lite furibonda tra due ragazzine. A Treviso la maleducazione e la violenza del sabato pomeriggio stanno sfuggendo di mano. Al punto da bloccare servizi essenziali. Prima le aggressioni negli autobus, ora le risse a bordo dei treni. Come è successo due sabati fa, quando un regionale diretto a Oderzo è dovuto rientrare in stazione.

Il convoglio aveva percorso poche centinaia di metri quando a bordo è scoppiato il parapiglia. Mentre le due studentesse, di 13 e 15 anni, si prendevano a schiaffi, i coetanei - immobili - le filmavano con i cellulari.

Pronti a condividere sui social la “performance”. Sberle, urla, schiamazzi, sotto gli occhi increduli e spaventati degli altri passeggeri. Nemmeno l’intervento della capotreno è bastato a calmare gli animi, così l’ufficiale ha dato ordine al macchinista di fare dietrofront, allertando nel frattempo la polizia ferroviaria. Il treno, che era partito pochi stanti prima, è rientrato subito in stazione.

Le due contendenti sono state fatte scendere: una aveva un’unghia rotta, l’altra invece un graffio sul viso. Niente di grave, fortunatamente, al punto che non è stato necessario l’intervento di ambulanze. Gli agenti hanno identificato le due ragazzine, italiane di seconda generazione, e hanno avvisato i genitori. Le famiglie sapevano che le loro figlie erano a Treviso ma non che erano venute alle mani sulla via del ritorno. Le ragazzine, munite di regolare biglietto, sono tornate a casa prendendo il treno successivo. Mentre quello costretto a fermarsi a causa della loro lite era nel frattempo ripartito con un inevitabile ritardo. Sicché i passeggeri, oltre a dover assistere al parapiglia, hanno dovuto fare i conti anche con i disagi di orario. Colpa dei “bulli” e delle “bulle” dei sabati trevigiani.

LA PREOCCUPAZIONE

Già perché se da un lato il centro da un anno e mezzo a questa parte è considerato un “ring” in cui i giovanissimi si affrontano per risse mordi-e-fuggi immortalate e rilanciate sui social, dall’altro le violenze vanno in scena anche sui mezzi pubblici usati dai ragazzi per tonare a casa. Autobus della Mom e treni, con autisti, controllori e capotreno impotenti se non addirittura in balìa dei bulli. E le forze dell’ordine schierate in massa per scongiurare il peggio. «Quello del sabato è un dispositivo che ci tiene impegnati tutto il pomeriggio proprio per evitare disordini - spiegano dagli uffici trevigiani della Polfer - e non è così facile da garantire visto che siamo in sottorganico: 14 agenti effettivi dei 30 previsti in pianta organica». Tirando le somme, quindi, le intemperanze del sabato sono un fardello per tutti. La risposta, come più volte emerso nel dibattito pubblico, non può che essere sinergica: una strategia condivisa tra scuole, famiglie, istituzioni, forse dell’ordine e i ragazzi stessi, a cui va offerta un’alternativa educativa e allettante.

IL FENOMENO

Il parapiglia sul treno è scoppiato in un sabato di alta tensione. Quel giorno orde di ragazzini provenienti da tutta la Marca si erano riversati in centro. Due giovanissime si erano prese a pugni davanti alla sede dei Canottieri del Sile, filmate dai coetanei che le incitavano. Un’ora e mezza dopo, al grido di “Rissa! Rissa!” centinaia di ragazzini si erano messi a correre da piazza Borsa verso piazza Duomo, convinti di assistere a uno scontro che per fortuna non si è mai concretizzato. In pochi istanti via Manin si era trasformata in un fiume urlante, finché le pattuglie avevano convinto i diversi gruppetti a disperdersi. In quegli attimi concitati più di qualche passante, spaventato, si era rifugiato dentro ai negozi e sotto i portici, in un centro “blindato” dalle forze dell’ordine. Anche il prefetto Angelo Sidoti e il sindaco Mario Conte erano scesi in piazza Borsa per avere il polso della situazione, dopo le lamentele degli esercenti del centro. Tra loro c’è chi ha deciso di tenere chiuso il sabato pomeriggio per non incappare nei bulli, come Alessandro Marcon, titolare del bar GingerAle. E chi teme lo stesso destino se le cose non cambieranno. 

Ultimo aggiornamento: 16:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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