Non ci sono le querele delle banche, la banda dei bancomat non va a processo

Mercoledì 11 Gennaio 2023 di Giuliano Pavan
Non ci sono le querele delle banche, la banda dei bancomat non va a processo

TREVISO - Gli effetti della riforma Cartabia si abbattono anche sul processo alla banda dei bancomat. Se le banche e gli uffici postali colpiti non presenteranno querela entro tre mesi, per gli 11 giostrai imputati cadranno le accuse di furto e furto aggravato.

Con conseguente reazione a catena che potrebbe portare anche al non riconoscimento dell'associazione per delinquere. E che quindi, in caso di condanna per i rimanenti reati contestati a vario titolo (riciclaggio, resistenza a pubblico ufficiale, fabbricazione e detenzione di materiale esplosivo e danneggiamento), si tradurrebbe in pene decisamente ridimensionate, se non irrisorie. Ieri in tribunale a Treviso erano attese le sentenze, tra riti abbreviati e patteggiamenti, ma la mancanza di querela, obbligatoria dopo l'entrata in vigore della riforma Cartabia per alcuni reati (tra cui, appunto, il furto), ha costretto il giudice a rinviare l'udienza preliminare al prossimo 6 maggio. In attesa di capire se le parti offese si faranno avanti.


L'INDAGINE
A eseguire le 11 misure di custodia cautelare (8 persone in carcere e 3 con l'obbligo di dimora, ndr) era stato nel marzo dello scorso anno il nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Treviso. La Procura, in tempi record, aveva poi chiesto e ottenuto il processo per la banda di giostrai (nove residenti nel trevigiano e due nel veneziano) che, tra l'agosto del 2020 e il maggio del 2021, nonostante il lockdown, è accusata di aver messo a segno 15 colpi, tra consumati e tentati, tra le province di Treviso, Venezia, Rovigo, Pordenone, Udine e Trento. Si tratta di Devis Cavazza, Angelo Garbin, Nicolis Garbin, Michel Cavazza, Stefano Vago, Jimmy Cavazza, Vittorio Spigolon, Silvano De Bei, Ivan Pozzobon, Antonino Ielo, Oronzo Cesare Cavallo. Ciascuno aveva un ruolo ben preciso: c'era l'artificiere che preparava le marmotte, il capo che convocava le riunioni e decideva la formazione dei commando che agivano di volta in volta. E ancora: gli addetti alla logistica, con il compito di procurare le auto. In tre minuti riuscivano a far saltare in aria lo sportello bancomat o postamat, rubare migliaia di euro in contanti (circa 180mila euro il bottino stimato dagli inquirenti, ndr) e dileguarsi a folle velocità a bordo di auto di grossa cilindrata. Per acciuffare gli undici componenti della banda, che aveva la propria base logistico-operativa a Mareno di Piave (Treviso) a casa di due imputati mentre il garage vicino all'abitazione di un terzo complice, sempre nella Marca, fungeva da autorimessa per le auto usate durante i colpi, erano stati impiegati oltre cento carabinieri affiancati da due unità cinofile e dal 14esimo nucleo elicotteri dei carabinieri di Belluno. Un'operazione che ora rischia di finire con delle condanne minime solo per il fatto che nel fascicolo del giudice non ci sono le querele.


LA RICADUTA
La ricaduta della Riforma Cartabia è dunque evidente. Il procuratore di Treviso, Marco Martani, la giudica però positivamente perché quando sarà a regime, dopo le modifiche apportate dal ministro Carlo Nordio e dal capo dal capo dell'ufficio legislativo del dicastero della giustizia, Antonello Mura, permetterà di alleggerire la pressione sui tribunali già intasati da migliaia di procedimenti: «Se fosse entrata in vigore così com'era stata concepita i problemi sarebbero stati gravi e avremmo avuto un allungamento dei procedimenti di almeno sei mesi - dice Martani - Con gli emendamenti che sono stati apportati sono state eliminate le maggiori criticità». In primis il fatto che non è più obbligatorio inviare le notifiche alle persone offese invitandole a sporgere querela. «Così si liberalizza il furto - tuonano i sindacati di polizia -. Difendere i cittadini è diventato sempre più difficile». E un esempio lampante è quanto accaduto nei giorni scorsi a Jesolo quando due ladri, sorpresi in flagranza a rubare in un albergo, sono stati subito liberati per la mancanza di querela da parte del proprietario.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci