Addio ai rifiuti galleggianti lungo il Sile: dopo 20 anni di stop sarà riattivata la "diga" di Silea

Venerdì 1 Luglio 2022 di Brando Fioravanzi
La diga che verrà riaperta per pulire le acque

SILEA - Dall’emergenza siccità nei fiumi ai progetti per diminuire l’inquinamento del Sile. Ci sono voluti ben venti anni di attesa, ma finalmente l’impianto per la rimozione e l’allontanamento dei rifiuti galleggianti presente a Silea verrà riattivato. L’operazione, salvo problemi con le autorizzazioni, dovrebbe andare in porto entro la fine dell’anno permettendo così una maggior tutela ambientale per quanto riguarda il Parco del Fiume Sile. Il riavvio della struttura di proprietà della Regione Veneto, ma gestita in convenzione con il Comune di Silea in quanto posizionata in corrispondenza della centrale idroelettrica, è stato stimato che potrebbe costare un massimo di poco più di 200mila euro all’anno per la gestione ordinaria, il tutto all’interno di uno schema di accordo tra più enti della durata di almeno 10 anni.

Una bella boccata di ossigeno per un impianto di fatto non più in funzione dal 1999, dopo un solo anno di attività che aveva permesso di recuperare 1.500 tonnellate di rifiuti al 91% di origine vegetale, a causa più di problemi politico-economici che tecnici.

I dettagli del progetto della Regione Veneto sulla diga

Nel dettaglio, l'attuazione del progetto prevede il coinvolgimento della Regione Veneto (che ha contribuito con poco più di 97mila euro), del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, del Consorzio Priula, di Contarina, dei Comuni rivieraschi, dei Consorzi di Bonifica Piavesella e Acque Risorgive e dei gestori delle centrali idroelettriche SIED ed Enel Green Power. L’accordo di cooperazione è stato firmato ufficialmente stamattina a Treviso, a Palazzo Rinaldi, dai Comuni di Treviso, Casale sul Sile, Casier, Istrana, Morgano, Quinto, Roncade, Silea, Vedelago, oltre all’Ente di Bacino Priula e Contarina che insieme hanno elaborato un progetto per la pulizia programmata e la gestione dei rifiuti nelle chiuse del fiume Sile. Un piano che, a partire dal 2013, si è sviluppato attraverso il tavolo di concertazione “Sile Nostro” istituito dalla Prefettura e coordinato dal 2018 dal Comune di Treviso tramite l’assessorato ai Lavori Pubblici.

Un progetto che dal luglio 2015 prevede anche il recupero dei rifiuti solidi galleggianti nei 9 Comuni rivieraschi, tanto che in 7 anni ne sono stati recuperati oltre 20mila chili. Inoltre, nel piano condiviso è anche stato previsto che il costo per la gestione dello smaltimento di questi rifiuti venga ripartito tra i singoli Comuni in base al numero di abitanti e all’esposizione lungo il Sile, così come verrà istituito un servizio di gestione del verde nelle aree e nei percorsi naturalistici all’interno del Parco del Sile. «Si tratta di un accordo storico – commenta il sindaco di Treviso, Mario Conte - Dopo 20 anni l’impianto sgrigliatore potrà finalmente tornare in funzione con enormi benefici dal punto di vista ambientale e turistico. Non solo sarà possibile una maggiore tutela dell’ambiente e del patrimonio naturalistico del Sile, ma verrà garantita anche una maggiore fruibilità del fiume anche a realtà sportive e non per rendendolo una meta attrattiva a tutti. Si tratta quindi di un altro esempio di modello virtuoso di visione comune del territorio che supera i confini comunali per creare un beneficio ed un servizio per la collettività».

Le difficoltà del periodo di siccità

Insomma, una iniziativa lodevole che oggi si scontra però con il difficile periodo di siccità che sta vivendo il territorio e di cui ne fa le spese pure il Sile. «Le falde si sono abbassate, così come la pressione delle risorgive - chiosa Arturo Pizzolon, presidente del Parco del Sile – Rispetto ai livelli del passato oggi la situazione è sicuramente più critica. In ogni caso, per quanto riguarda i pericoli per la flora e la fauna, il periodo più a rischio è fortunatamente già passato, anche se le nidiate presenti nell’entroterra sicuramente patiscono maggiormente la mancanza d’acqua. Per questo puntiamo a riportare in funzione vecchi canali ormai abbandonati». «Da ormai due mesi stiamo facendo i conti con un sensibile taglio della portata d’acqua in tutto il canale Piavesella - conclude Luca Gugel del Consorzio Piavesella – Questo per rispettare il minimo del deflusso ecologico che c’è nel Piave, comportando però delle inevitabili ricadute negative per i contadini della zona per quanto riguarda l’irrigazione dei campi, così come per le centrali idroelettriche che hanno una produzione ormai più che dimezzata. Al momento l’unica soluzione è quindi il razionamento dell’acqua e l’attenzione nei confronti della sua dispersione lungo tutto il territorio, preferendo dunque sistemi con l’irrigazione “a goccia”».

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