Via dall'Italia da 10 anni: coppia di ricercatori rientra per il Covid e vince il finanziamento dell'Università di Padova

Mercoledì 24 Giugno 2020 di Mauro Favaro
Via dall'Italia da 10 anni: coppia di ricercatori rientra per il Covid e vince il finanziamento dell'Università di Padova
CASTELFRANCO - I cervelli non sono in fuga per definizione. A volte tornano anche dopo aver lavorato per 10 anni tra la Germania e il Canada, con un passaggio nei laboratori della Nasa nell'area di Los Angeles. Il coronavirus non li ferma. La differenza sta tutta nel dare loro la possibilità di sviluppare progetti importanti senza dover per forza lasciare l'Italia. Per Paolo Costa e sua moglie Deborah Sandrin, ricercatori in chimica, lui 35enne di Castelfranco e lei 34enne di Pordenone, è andata proprio così. Il Covid-19 non li ha bloccati. Anzi, ha accelerato i tempi del rientro. La pandemia è scoppiata quando stavano portando a termine un biennio di ricerca a Ottawa, capitale del Canada, durante il quale sono arrivati a pubblicare in coppia uno studio dedicato alle tecniche di fluorescenza sulla rivista scientifica internazionale Nature Catalysis. «La borsa di ricerca avrebbe dovuto terminare a fine di aprile, ma la pandemia ha stravolto le cose. A metà marzo stavano per chiudere i confini raccontano così abbiamo deciso di partire in anticipo per riuscire a tornare in Italia».

LA SVOLTA
Non c'era solo la nostalgia di casa. L'anno scorso Costa aveva sottoposto la sua idea su come creare materiali per la fotosintesi artificiale al progetto Marie Curie, pensato per ampliare le possibilità di ricerca in Europa. Qui è arrivato a un passo dal finanziamento. È stata la classica sliding door che cambia la vita. Perché l'Università degli studi di Padova, si è fatta avanti per finanziare i lavori che avevano ottenuto punteggi altissimi nel contesto del programma Marie Curie. Compreso quello firmato da Costa. Per QuantaCOF - questo l'acronimo del progetto - sono stati stanziati 100mila euro. Adesso la coppia riparte da Padova. «È un sogno poter finalmente fare ricerca nel proprio paese - sottolinea il 35enne - l'Università di Padova ha fatto un ottimo lavoro decidendo di selezionare i progetti arrivati a un passo dal finanziamento del Marie Curie. In questo modo si aprono le porte alle ricerche che altrimenti verrebbero portate avanti nel resto del mondo». Sua moglie, Deborah Sandrin, sarà al suo fianco. Stavolta la borsa di studio non è condivisa. «Vedremo che possibilità si apriranno», spiega. Di certo a nessuno dei due manca il talento per la chimica. Dopo la laurea conseguita a Padova nel 2011, erano trasferiti in Germania per il dottorato di ricerca. Lui a Bochum e lei a Düsseldorf, a 60 chilometri l'uno dall'altra. Nel 2015, inoltre, Paolo Costa ha avuto la possibilità di lavorare per tre mesi nei laboratori della Nasa di Pasadena. I due avevano iniziato a mettere a punto lo studio dedicato alle tecniche di fluorescenza già in Germania, attirando anche le attenzioni dell'accademia Leopoldina. Poi c'è stato il salto in Canada. E adesso quello forse ancora più grande, perché non scontato, che li ha riportati a casa.
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