TREVISO - Doppia dose di vaccino e Green pass, tampone in uscita dall'Inghilterra ma obbligo di (mini) quarantena in Italia. È sbarcato alcuni giorni fa a Treviso Stefano Benvengù. Trevigiano, nipote di Giacomino, patron del ristorante Incontro, è ricercatore universitario nella city e vive in Inghilterra da due anni.
Come ha vissuto il lockdown?
«All'inizio a Londra l'emergenza è stata presa sotto gamba. Poi però da marzo hanno chiuso l'Università per tre mesi. Quando è stata riaperta, lavoravamo a turni, c'era il divieto di incontrarsi per il pranzo e non si poteva camminare nello stesso corridoio. È stata dura».
Nella quotidianità come si sono regolati gli inglesi?
«Con meno attenzione rispetto agli italiani. L'uso della mascherina all'aperto non è mai stato obbligatorio, ma la gente tendeva a non portarla neppure all'interno. La cosa mi preoccupava molto, in Italia c'è stato un senso di responsabilità diverso rispetto a questo tema».
La campagna vaccinale?
«È stata tempestiva e organizzata molto bene. In questo gli inglesi si sono distinti da subito. Io sono stato vaccinato nello slot dei quarantenni a inizio maggio. Devo dire che non ci sono stati i problemi che ho visto in Italia con i no vax, l'adesione fino alla mia fascia d'età è stata massiccia».
I suoi programmi di lavoro hanno subito rallentamenti?
«Direi di no. Io mi occupo di studiare le malattie neurodegenerative: Alzehimer, Parkinson. E nello specifico di trovare nuovi farmaci per arrestare il progredire di queste patologie. Abbiamo lavorato da remoto e a parte i tre mesi di lockdown durissimo-ci siamo turnati in laboratorio».
Le piace vivere a Londra?
«Diciamo che un'esperienza all'estero per chi fa il mio lavoro è irrinunciabile. Londra è considerata il buco nero dei ricercatori perchè offre, tra pubblico e privato, possibilità enormi di crescita. Inoltre lo sviluppo del vaccino a Oxford ha convogliato nuovo interesse e nuovi capitali. Per dare una svolta al proprio percorso bisogna necessariamente uscire dall'Italia».
Come ha vissuto gli europei?
«Non seguo il calcio da tempo, ma quando si tratta della nazionale è un altro discorso. Per la finale però abbiamo disertato i luoghi pubblici perchè ci sono stati tanti disordini con gruppi di inglesi pericolosi. Ci siamo ritrovati a casa di un amico».
Ora cosa prevede il protocollo sanitario post vacanza?
«Torno a Londra il 30 agosto. Dovrò fare il tampone al rientro ma non è prevista per fortuna quarantena se è tutto a posto. E quindi, visto che lunedì 31 è festivo in città, da martedì rientro in laboratorio».