TREVISO - S'innamora della cognata, riuscendo a portare avanti per mesi una relazione fatta non solo di sesso ma anche di foto e video a luci rosse. Poi, quando si separa dalla moglie vede finalmente la possibilità di andare a vivere con l'amante. Non si aspettava di certo un rifiuto. Invece la reazione della donna è stata ferma: «Non lascio mio marito». E così lui, un 38enne trevigiano, ha iniziato a perseguitarla, rimediando una denuncia per stalking.
L'UDIENZA
«Quelle immagini me le inviava lei, io non le ho girate a nessuno» si difende l'uomo, finito nel frattempo davanti al giudice per uno dei primi casi di "revenge porn" a Treviso. Ieri si è tenuta la prima udienza del procedimento, rinviato per ascoltare i testimoni dell'accusa. Tutto inizia nel giugno 2020. Il 38enne, sposato e con due figli, già da tempo aveva accolto in casa il fratello della moglie e la sua compagna. Il lockdown aveva però reso difficili i rapporti tra le coppie, e a scoppiare per prima è stata la sua, anche se i dissidi andavano avanti i da anni. È in quel periodo l'uomo ha iniziato ad avvicinarsi alla cognata. Un sentimento corrisposto, e tra i due nasce una relazione all'insaputa dei rispettivi coniugi. Tanto sesso, ma anche tanti messaggi d'amore e una lunga serie di foto e video a luci rosse. A metà luglio, infatti, la moglie (quasi ex) del 37enne, al culmine di una lite ha finito per chiamare il 112 e denunciare il marito ai carabinieri. Circostanza che ha portato l'uomo a dover lasciare la sua casa e trasferirsi poco distante.
LA VENDETTA
Lui si trova un nuovo alloggio, così può continuare la storia con la cognata. Che di fatto va avanti. Fino a quando, agli inizi di settembre, le chiede di andare a vivere con lui. Lei però non ne vuole sapere di lasciare il marito. Ma il 37enne insiste, fino a beccarsi una denuncia per stalking. E a quel punto decide di vendicarsi, facendo girare le foto a luci rosse dell'amante. Il 37enne, difeso dall'avvocato Remo Lot, respinge però ogni addebito. «Per far passare sotto traccia quella relazione clandestina - ha raccontato agli inquirenti - mia cognata ha cercato di difendersi denunciandomi e dicendo che non poteva più uscire di casa». E le foto hard? «Sono nel mio telefono, che è sotto sequestro. Ma non le ho inviate a nessuno».