Rapina in villa ad Altivole, preso il terzo bandito tra Slovenia e Croazia: era latitante da mesi

I due anziani coniugi erano stati minacciati con dei coltelli. I rapinatori avevano portato via 4 mila euro

Sabato 31 Dicembre 2022 di Maria Elena Pattaro
Preso il terzo rapinatore

ALTIVOLE - All'appello mancava soltanto lui: il terzo rapinatore del commando che la notte del 9 agosto 2021 aveva preso d'assalto la villetta dei coniugi Dal Bello, ad Altivole, in via Piave. Nei giorni scorsi il latitante, un 28enne albanese, è stato catturato su mandato di arresto europeo. Le manette sono scattate al confine tra Slovenia e Croazia, dove il bandito trasfertista è stato intercettato dalla polizia slovena. Adesso è rinchiuso in una cella del carcere trevigiano di Santa Bona, con l'accusa rapina aggravata in abitazione, in concorso con gli altri due complici, arrestati lo scorso marzo. Si tratta del basista trevigiano, ora ai domiciliari, e di un giovane albanese, che si trovava già in carcere a Vasto (Chieti) quando i militari gli hanno notificato il provvedimento restrittivo del gip. Il 28enne, invece, è rimasto latitante per altri nove mesi, fino allo scacco matto messo a segno «grazie alla collaborazione fra autorità giudiziarie e polizie di tre stati europei» come sottolinea soddisfatto il maggiore Enrico Zampolli, comandante della compagnia di Castelfranco.

Un quarto soggetto, anche lui albanese, rimane soltanto indagato.

Le indagini

Di quella notte da incubo la coppia di anziani ricorda ancora tutto: i tre rapinatori che si materializzano in camera da letto, i due coltelli puntati alla gola e i cassetti rovistati alla ricerca della busta con i contanti: 4mila euro. Quello che non potevano immaginare Giuseppe Dal Bello e la moglie Dina, 81enni, è che il basista della rapina-lampo fosse un loro conoscente. Un amico di parenti che in passato aveva frequentato la villetta di via Piave e che non si è fatto scrupoli a spifferare informazioni cruciali per mettere a segno il colpo.

A inchiodare la banda erano stati gli indizi ritrovati a bordo della Mercedes classe E con targa albanese usata dalla banda e trovata poco distante, seminascosta tra la vegetazione la notte stessa. A bordo cellulari, le impronte refertate dal Ris di Parma e parte dell'equipaggiamento. Elementi che avevano permesso agli inquirenti di risalire al negozio del Padovano in cui i trasfertisti avevano comprato l'occorrente per la rapina: vestiti, guanti, utensili. I filmati di videosorveglianza dell'esercizio commerciale avevano fatto il resto, consentendo ai militari di chiudere il cerchio sugli indagati e di ricostruire l'itinerario percorso quel giorno: da Caserta ad Altivole facendo tappa a Padova. Il basista non avrebbe partecipato materialmente alla rapina, ma ne avrebbe tirato le fila, prendendo contatti con uno degli albanesi, con cui avrebbe preso accordi, spinto probabilmente dai debiti. Quella sera l'ora x scocca alle 23.45: i tre banditi, in abiti scuri entrano dalla finestra sul retro, lasciata aperta per far circolare un po' d'aria. Giuseppe e Dina stanno per coricarsi. Davanti a loro si materializzano le tre figure a volto coperto. Due di loro impugnano coltelli, rovistano negli armadi e dentro i cassetti. Poi minacciano gli anziani: «Dateci i soldi». La coppia consegna la busta con i 4mila euro e due buoni postali da mille euro l'uno che i rapinatori poi perderanno in giardino, nella concitazione della fuga. 

Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 09:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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