Ladri in casa dell'avvocato Vitale, la moglie cerca di far desistere il bandito: «Potresti essere mio nipote» Video

Venerdì 23 Dicembre 2022 di Paolo Calia
Ladri in casa dell'avvocato Vitale
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TREVISO - «Ma cosa fai? Sono anziana, potresti essere mio nipote. Non rovinarti la vita». Rosanna Vitale, legata mani e piedi, con quell'uomo davanti che le puntava addosso la pistola, ha tentato di mantenere il controllo a tenere a bada la paura.

Ha provato a parlarci con quel ragazzo, a farlo desistere. Era terrorizzata, cercava disperatamente un aiuto. Ma tentava anche di evitare che quell'uomo - «in realtà era un ragazzo», ha raccontato - potesse farle del male. «Mi è sembrato un giovane inesperto - ha detto agli investigatori - parlava un italiano senza inflessioni. Ho provato a fare in modo che non combinasse troppi danni. È stato terribile».

Faccia a faccia con il bandito: «Mi ha legato»

Ieri, 23 dicembre, la donna, assieme al marito e alla badante, ha ricostruito i terribili momenti vissuti davanti agli investigatori della questura. La famiglia Vitale ha sporto denuncia, ha descritto cosa è successo. Ha parlato dello stupore prima e della paura poi provate nel vedersi davanti quell'uomo vestito di nero, col volto travisato e armato con una pistola. Le indagini sono in corso. Gli investigatori stanno mettendo assieme tutti i pezzi. Sono sorpresi dall'ardire di un ladro, che a quanto pare ha agito da solo, che ha pensato bene di entrare, di giorno, con un'arma in pugno seppure giocattolo, in una casa che dista meno di cento metri dall'Appiani e dalla questura: uscendo dalla villetta dei Vitale l'imponente molte della torre che ospita la centrale della Polizia si staglia evidentissima. Sono tanti poi gli aspetti che rendono molto particolare il colpo. Per prima cosa i tempi: il ladro è entrato in casa giusto quando l'avvocato Nicola Vitale era appena uscito per andare a prendere il giornale lasciando in casa la moglie, che si stava preparando al piano di sopra, e la badante che lavorava in cucina. E si è introdotto quasi a colpo sicuro passando proprio per la porta sul retro che, vista l'ora mattutina, non era chiusa a chiave come invece accade quando in casa non c'è nessuno o durante la notte. Tutti elementi che gli investigatori valutano con grande attenzione.

La paura 

«Mio papà e mia mamma - racconta il figlio Sossio Vitale, anche lui avvocato e molto impegnato sia nel mondo della politica che del volontariato cittadino - stanno realizzando un po' alla volta cosa è successo. Hanno corso un pericolo enorme, soprattutto mia mamma. Sono persone fragili, sarebbe bastato una spinta o un colpo qualsiasi per provocare una disgrazia. Mia mamma è stata legata mani, piedi e busto con un scotch da pacchi. È stata lucidissima. Da ex professoressa, ha tentato di parlare con quel giovane. Ha provato a farlo ragionare. In quel momento le interessava che quella persona non le facesse del male, non danneggiasse la casa. È stata lei a dargli i gioielli che aveva a portata di mano. È stata brava. Ma adesso, ogni volta che ripercorre quei minuti tremendi, si rende sempre più conto dell'enorme pericolo affrontato». I coniugi Sossio, dopo aver passato buona parte della giornata di ieri in questura, sono poi tornati a casa. Ma non stanno più da soli. «Io - continua Sossio Vitale - penso che siano due le ipotesi: che a entrare in casa dei miei genitori sia stato un giovane inesperto o che si tratti di qualcuno magari tossicodipendente. Ma aspettiamo le conclusioni degli investigatori». Gli eventi di casa Vitale riportano prepotentemente a galla la questione sicurezza. «Non voglio che quanto accaduto ai miei genitori venga strumentalizzato - sottolinea Sossio Vitale - me è evidente che la questione sicurezza è reale, anche se a Treviso si sta meglio che in molti altri territori. Il problema però c'è. E non può essere ad appannaggio solo di una parte politica, ma deve riguardare tutti ed essere trasversale a ogni schieramento politico».
 

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Ultimo aggiornamento: 12:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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