Ragazze morte nell'incidente di Azzano, chi era Sara Rizzotto

Martedì 1 Febbraio 2022 di Valeria Lipparini
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CONEGLIANO - Conosceva il dolore. Sapeva cos'era già da piccola, quando la mamma se n'era andata affidandola al papà. Aveva due anni, o poco più. E la sua figura femminile di riferimento è diventata la nonna paterna. Un dolore sottile, che le aveva minato il sorriso per lungo tempo. Tanto da aver avuto bisogno di ricorrere ad un professionista per rimettere insieme i pezzi della sua giovanissima vita. Però, Sara Rizzotto, morta a 26 anni, aveva una roccia a cui appoggiarsi. La colonna della sua esistenza: il papà Luca.

Un uomo che l'ha allevata. Ma ha fatto ben di più. Ha speso il suo tempo per lei. E con lei.

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Una vita alle volte difficile. Il padre Luca non lo nasconde. Portare a casa uno stipendio non sempre era facilissimo. Per questo motivo alcuni anni fa l'uomo aveva deciso di accettare il lavoro di raccogliere frutta e ortaggi in Spagna, in Catalogna. Partiva a marzo e rientrava a Conegliano a ottobre. Per fortuna, telefonini e messaggi aiutavano padre e figlia a tenersi in contatto costante. E poi lei, aveva trovato la rotta e aveva cominciato a far scorrere la sua vita verso orizzonti che la facevano stare bene. Aveva studiato con profitto fino alla laurea di assistente sanitaria. E mentre studiava, a 16 anni, aveva conosciuto un ragazzo, Devis Da Ros, l'uomo che l'avrebbe resa madre di due meravigliose creature. Lui aveva un anno più di lei. Ma era stato amore a prima vista. E non si erano più lasciati. Intanto Sara aveva trovato facilmente lavoro come assistente sanitaria allo Spisal ma aveva appena fatto richiesta di tornare al settore delle vaccinazioni nel distretto dell'Ulss 2 di Pieve di Soligo. Era andata a vivere con Devis e la loro prima figlia. Poi, era arrivato il secondo scricciolo, cinque mesi fa, e difatti in questo periodo era a casa dal lavoro, in maternità.

Soffriva di asma e, qualche volta, cercava ancora di sistemare i pezzi con quella madre distante, che si era rifatta una vita e che non vedeva praticamente mai. Aveva cercato un contatto con il nuovo figlio della mamma, che sentiva come un fratello. Ma sua nonna, che le aveva fatto da madre in tutti gli anni della crescita, aveva colmato i suoi vuoti. La vita, però, le ha riservato un nuovo scossone. La storia con Devis traballa e i due decidono di interrompere la relazione. Non i legami. Lei fa le valigie e torna a casa dei nonni e del papà. Prepara la stanza dove dorme con le sue due figlie. Però, continuano a vedersi con Devis, tutti e quattro. Il papà è presente nella vita delle piccole e domenica sera, il giorno della tragedia, Sara e le due figlie erano attese a San Fior, dove vive Devis.

Al dolore forse Sara aveva fatto il callo. E, da brava guerriera qual era, aveva riaggiustato i pezzi della sua vita. Ancora una volta. I nonni, il padre e le amiche, l'avevano aiutata. Poi, c'erano le sue figliolette. «Le amava immensamente. Erano la sua forza, il suo motore, quella molla che la caricava e le metteva voglia di fare, di vivere, di essere, perchè no, ancora felice» dice papà Rizzotto. Tra le amicizie c'era un legame che era più saldo degli altri. Quello con Jessica, la cugina. «Loro due erano proprio inseparabili. Si erano scelte, erano come sorelle. E anche domenica erano insieme» raccontano i parenti, tra le lacrime. Sono tutti riuniti a casa di papà Luca. Sanno quanto sarà difficile per lui accettare la morte della figlia Sara, alla quale aveva dedicato la sua intera esistenza. Cercano di stargli vicino e di consolarlo. «Io e Sara trascorrevamo i fine settimana insieme. Il resto dei giorni, lei studiava o lavorava e io anche. Magari ci si vedeva la sera. Ora non so come farò ad andare avanti». Luca Rizzotto è disperato. Ma ha un'unica speranza: «Chiedo al cielo che le mie due nipotine possano uscire dall'ospedale e tornare a casa. Loro, mi parleranno di mia figlia».

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