Ragazza salvata sui monti: «Era impreparata, arrancava e io avevo sulle spalle i suoi tre zaini e il corpo della sua cagnetta»

Lunedì 28 Settembre 2020 di Serena De Salvador
Ragazza salvata sui monti: «Era impreparata, arrancava e io avevo sulle spalle i suoi tre zaini e il corpo della sua cagnetta»
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MOGLIANO (TREVISO) - «Sono arrivato a doverle gridare in faccia, con tutta la rabbia e la voce che avevo in corpo, per riuscire a spronarla, a tenerla vigile. Vederla gattonare, arrancare a terra mentre da ore avevo sulle spalle i suoi tre zaini e il corpo esanime della sua cagnetta è stata un'immagine che non dimenticherò». È ancora scosso, ma lucidissimo e in perfetta salute Alberto Soldà, il 27enne di Mogliano che venerdì sera sulle montagne tra il Comelico e l'Austria si è trovato a vivere un'esperienza al limite della sopravvivenza. Non la sua, che ne è uscito incolume e poche ore dopo era di nuovo al lavoro al rifugio Filmoor-Standschützenhütte a Kartitsch. Ma quella della 32enne V. F. M., conoscente bresciana di Gardone Val Trompia che dal Bellunese aveva deciso di affrontare la salita fino al rifugio austriaco per passarvi tre giorni. Alberto ha deciso di andarle incontro, contribuendo di fatto a salvarle la vita.

TREMENDA LEZIONE
«In montagna l'essere impreparati è letale. Purtroppo ancora tanti, troppi non se ne rendono conto - spiega il 27enne - Quello che è successo deve essere di lezione». «Ho conosciuto questa donna tramite amicizie in comune e mi aveva avvertito che venerdì sarebbe salita al Filmoor partendo da Sega Digon dopo essere giunta da Brescia. Ha detto che voleva partire dalla Lombardia nel primo pomeriggio. Cosa che, le avevo spiegato, anche rispettando la tabella di marcia avrebbe significato compiere l'ultimo tratto di salita con il buio. Mi ha assicurato di essere un'esperta, che sarebbe arrivata attrezzata e con un cane abituato a camminare. Visto l'orario, le ho detto che sarei sceso per un tratto per andarle incontro, anche perché prevedevano maltempo. Lei salendo, io scendendo, ci saremmo incrociati lungo la strada. Invece è partita tardissimo, è arrivata a malga Silvella e non vedendomi, anziché salire, è tornata indietro, Morale della favola? Ci siamo incontrati che erano ormai le 20.30. In quota i cellulari non prendono e lei si è presentata carica di zaini, con vestiti leggerissimi, senza torce e con il telefonino scarico e un cagnolino d'appartamento. Avrei dovuto dirle di non salire? Sì, ma non sono una guida, non ero lì in veste di accompagnatore, non potevo impedire la libertà di una persona che mi ha assicurato di poter affrontare la situazione».

IL DRAMMA
«Dovevamo salire per 700 metri di dislivello impiegando due ore -prosegue Alberto- Pochi minuti dopo la partenza il cane ha smesso di camminare, era ormai buio e ha iniziato a nevicare. Sono rimasto in constante contatto con il Soccorso alpino perché io ero perfettamente in grado di risalire, ma lei ha cominciato ad arrancare. Stare fermi poco sotto la forcella ad aspettare i soccorsi avrebbe significato morire assiderati. Ho dovuto costringerla a scendere. Lei ormai era quasi catatonica. La trascinavo, la spingevo per costringerla a restare in movimento, le gridavo di muoversi, di seguirmi, perché restasse lucida e non si congelasse. Nel frattempo il cagnolino, dopo essere stato portato a braccia, era ormai morto e io lo trasportavo nello zaino, mentre il cane che era con me, abituato a quelle condizioni, era incolume».

 

Escursionisti sorpresi dalla neve durante la gita: ragazza in ipotermia e il suo cagnolino morto dal freddo

COMELICO SUPERIORE (BELLUNO) - Ieri sera, venerdì 25 settembre, attorno alle 23 il Soccorso alpino della Val Comelico è stato attivato a seguito della chiamata di due escursionisti.



LA RIFLESSIONE
«Non si tratta di attribuire colpe, ma di essere consapevoli.
Ciascuno di noi deve attentamente valutare le sue condizioni prima di affrontare la montagna: il minimo errore può avere conseguenze fatali. Sono profondamente dispiaciuto per la cagnetta, ma la ragazza ne è uscita senza danni permanenti e questo è l'importante. Voglio sia chiaro che sarebbe davvero potuta morire se fosse stata sola e senza possibilità di dare l'allarme» conclude il 27enne moglianese. Lui sta continuando a lavorare al rifugio, come fa da anni. La 32enne invece dopo il ricovero in ospedale ieri è tornata a casa nel Bresciano.

Ultimo aggiornamento: 29 Settembre, 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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