Guerra del Prosecco rosè: imbottigliamenti bloccati

Venerdì 17 Luglio 2020 di Denis Barea
Bloccato l'iter di approvazione del Prosecco rosè
VALDOBBIADENE - C'era una volta il Prosecco Rosè. «Più buono dello champagne» sosteneva un lungo articolo sull'inglese Daily Telegraph che ne celebrava le caratteristiche di vino fresco e piacevolmente frizzante. E i produttori, veneti e trevigiani soprattutto, si sono messi a produrlo più non posso, fino alla variazione del disciplinare di quest'anno. Un successone, tanto che nel 2020 molte cantine hanno già annunciato il sold out e attendevano i codici per l'imbottigliamento tra fino luglio e i primi d'agosto. Ma adesso, per effetto delle sei pagine con osservazioni depositate martedì 14 luglio al ministero per le politiche agricole, tutto l'iter è stato fermato e le botti restano piene in cantina. 

LA GUERRA
A scatenare la guerra del Rosè sono stati Franc Fabec e Edi Bukavec, presidente e direttore a Trieste dell'associazione agricoltori. «È giunto il momento - hanno detto - di farci rispettare ed è per questo che abbiamo bloccato l'iter di approvazione del disciplinare». Tutto risale al 2009, anno in cui, per evitare che il Prosecco venisse prodotto a ogni latitudine, si diede all'uva il nome di Glera. E da allora si possono commercializzare bottiglie di Prosecco solo in nove provincie tra Friuli e Veneto. Ma in quella di Trieste c'è un piccolo paese che di nome fa Prosecco, che ne ha legittimato il nome. Venne costituita la Prosecco Doc di Trieste ma per ragioni ambientali, oltre che economiche, nessuno propone più il vino. 

LA CONTROMOSSA
Così, mentre si conquistava il mondo a colpi di brindisi, nel 2016 il protocollo che prevedeva aiuti ai produttori triestini è scaduto e non è stato rinnovato, lasciando i produttori del posto all'asciutto. Fabec e Bukavec hanno anche incontrato il presidente del Consorzio della Doc, il trevigiano Stefano Zanette, preannunciandogli l'azione. «La nostra risposta - spiega il presidente Zanette - è stata quella secondo cui da un lato offriamo un endorsement di tipo politico alle loro rivendicazioni, dall'altro abbiamo proposto un pacchetto di azioni che aiuti a valorizzare le tipicità che caratterizzano quel territorio. Sono certo che entro breve la questione potrà essere ricomposta». A Treviso ovviamente sperano che la questione, a metà fra lo storico e il burocratico, si possa risolvere velocemente. Molto velocemente, a dire il vero, considerato che molta della produzione è già in fase di pre ordine e tante aziende produttrici hanno già chiuso gli ordinativi. La stima della produzione, per il primo anno, si aggira attorno a qualche cosa come venti milioni di bottiglie.
 
Ultimo aggiornamento: 15:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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