Asolo Rosè Docg: in casa Asolo Prosecco scoppia la disfida. L’ultima assemblea della piccola Docg ha proposto e votato l’introduzione della variante rosa, frantumando la compattezza del Consorzio. «Un grave errore banalizzare il nostro vino per pure logiche commerciali», affermano i contrari capeggiati dall’enologo Franco Dalla Rosa. Mentre il presidente Ugo Zamperoni è fermo: «No a guerre ideologiche. Stiamo facendo delle valutazioni, potrebbe essere un’opportunità in più per l’Asolo prosecco Docg. Ma non c’è un dossier per la modifica del disciplinare».
SUCCESSO
Ingolosisce il successo in casa Doc del prosecco Rosè, la nuova bollicina da esportazione che però ha furoreggiato anche sul mercato nazionale.
Dalla Rosa ha quindi deciso di scendere in campo a difesa del no, rappresentando l’anima dell’Asolo Prosecco Docg che ritiene del tutto incongruo che, nella votazione dello scorso 30 giugno, a prevalere sia stato il peso ponderale di votanti (per il quale si è tenuto conto del numero di bottiglie prodotte), a scapito della valutazione dell’effettiva rappresentatività numerica dei soci. «Ci dichiariamo contrari a questo progetto sulla base dei seguenti elementi: più della metà dell’assemblea ha votato contro questa mozione denotando un forte rischio di spaccatura all’interno del consorzio. Inoltre si rileva una totale mancanza di storicità e di tradizione in questo progetto; Non da ultimo - conclude Dalla Rosa - questa ipotesi comporta la necessità dell’impianto di nuovi vigneti con un forte impatto sul territorio e sul paesaggio, nonché sul tessuto sociale».
DOSSIER
Ma il presidente del Consorzio Ugo Zamperoni precisa anzitutto che nessun dossier di modifica al disciplinare è in atto. «Siamo alla fase di un’ipotesi - conferma -. In assemblea, come giusto, è stata posta una questione che da tempo attraversa anche il nostro mondo. Il Rosè è stato sdoganato nel mondo prosecco e quindi, siccome diversi produttori chiedevano delucidazioni sulla possibilità di produrre il Rosè, ci è sembrato parte del processo democratico porre il tema in maniera aperta. Ora sarà il Cda a raccogliere gli esiti del voto, e in quella sede si farà una riflessione su come procedere». Zamperoni in ogni caso esplicita in maniera serena il suo pensiero: «Personalmente non credo sia sensato fare una guerra al Rosè. Non alzerei muri e lascerei le aziende libere di operare e decidere se produrlo oppure no».
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