Crac Veneto Banca, otto ore di arringa difensiva: «Consoli fatto fuori per esigenze di sistema»

Domenica 23 Gennaio 2022 di Giuliano Pavan
Vincenzo Consoli in aula

TREVISO - «Assoluzione piena per la totale insussistenza dei fatti contestati». Una conclusione, quella dell'avvocato Ermenegildo Costabile, ovviamente scontata. Ma che di scontato non aveva proprio nulla. Per otto lunghe ore, divise da appena 15 minuti di pausa, il legale di Vincenzo Consoli ha preso la tesi accusatoria e l'ha sezionata, punto per punto, portando all'attenzione dei giudici testimonianze, lacune, pregiudizi, documenti. Con l'ex Ad ed ex direttore generale di Veneto Banca sempre al suo fianco, attento e pronto a suggerire dettagli, date, ruoli, circostanze. E a sottolineare che tra le decine di migliaia di pagine dell'inchiesta non ci sono prove, ma ci sono le prove della sua completa e totale estraneità ai fatti contestati. È la versione della difesa, certo, ma che l'idea che Consoli fosse il dominus è brillata, nel senso che è stata fatta brillare.

ARRINGA DI 8 ORE
«Sono deluso, sono angosciato e sono irritato». L'esordio dell'avvocato Costabile, alle 10 di ieri mattina, sabato 22 gennaio, già lasciava intendere che sarebbe stata una guerra. E il nemico dichiarato erano i pubblici ministeri: «Sono deluso perché i pm hanno perso un'occasione per comprendere la vicenda, angosciato perché non hanno capito alcuni temi importanti, ma soprattutto irritato perché li hanno totalmente ignorati. Mi sono dato un compito: non parlo per bocca dell'avvocato Costabile, ma per bocca dei testimoni e dei documenti». Da quel momento il legale di Consoli, finito a processo per falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza (oltre all'aggiotaggio che si è prescritto il 26 ottobre scorso), ha minato ogni certezza dell'accusa. A partire dalle contestazioni secondo cui Consoli avrebbe occultato a Bankitalia e Consob informazioni errate sullo stato patrimoniale della banca e che avrebbe ostacolato le verifiche. «Non si può far fuori un uomo per esigenze di sistema» sbotta Costabile, portando all'attenzione dei giudici le testimonianze di ispettori, dirigenti, ufficiali di polizia giudiziaria e consulenti, sia suoi che dei pubblici ministeri. «Non c'è un testimone che abbia detto di aver ricevuto ordini da Consoli - afferma il legale - dove sta la figura del dominus allora? Del manovratore?».
Un punto su cui pubblici ministeri, Bankitalia e Consob hanno puntato il dito è stato l'aumento di capitale del 2014.

E la presenza di baciate non dichiarate. «Nel prospetto c'è scritto tutto, basta leggere - afferma l'avvocato Costabile - Nella lettera del 26 agosto 2014, firmata da Consoli, c'è tutto. Compreso il fatto che dalle rilevazioni i sospetti di baciate, di cui peraltro non era a conoscenza visto che le rilevazioni erano dell'internal audit, si attestavano sotto l'1% dei 500 milioni di aumento di capitale». E ha sottolineato che gli organi di vigilanza non solo sapevano, ma che tra controlli e ispezioni erano informati mensilmente. «E a livello informatico» dice Costabile, smontando la relazione del ctu dell'accusa Luca Terrinoni.

I GUADAGNI
Tredici milioni di euro (lordi) dal 2010 al 2016. È il compenso di Consoli come ad e direttore generale. L'accusa sostiene che, visto lo stipendio, non poteva non sapere della situazione della banca. Legittimo. Così come la lettura della difesa: «Adesso vi dico invece quanto ha perso: 6 milioni 713mila euro. Ha investito in azioni di Veneto Banca nel 2014, per l'aumento di capitale, e anche dopo. Così come la moglie. Cosa ci dice questo? - chiede alla corte l'avvocato Costabile - Che sono molti di più i soldi che ha perso di quelli che ha preso. Questo elemento rappresenta la definitiva conferma che Consoli era assolutamente convinto della solidità della banca, così come non aveva assolutamente conoscenza né consapevolezza di un'ipotetica situazione di dissesto».
 

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