«Veneto al sicuro», la Lega presenta squadra e slogan. E "dimentica" i malumori

Martedì 30 Agosto 2022 di Angela Pederiva
I candidati della Lega
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VILLORBA (TREVISO) - Nella storica sede al K3, culla della Liga Veneta dov'è ancora affissa l'insegna Lega Nord, sventolano le bandiere Lega Salvini Premier.

Il sondaggio di giornata, però, è impietoso con i leghisti, dati da Quorum/Youtrend per SkyTg24 in discesa al 13,8%, mentre i Fratelli d'Italia restano il primo partito al 24,1%. Fra visi tirati e zero battute, la presentazione dei candidati diventa così la pista per fare slalom tra le domande sulla sfida interna al centrodestra e cercare piuttosto di spostare l'attenzione sulla proposta economica contro il caro-energia: «Copiamo il modello francese», concordano il governatore Luca Zaia e il vicesegretario federale Lorenzo Fontana, alludendo al tetto del 4% sull'aumento delle bollette di luce e gas, in vigore fino al 31 dicembre, ottenuto al di là delle Alpi azionando le leve della detassazione e del nucleare.


LA TREGUA
È l'idea formulata in Calabria dal leader Matteo Salvini. Rilanciarla alle porte di Treviso è un verosimile segnale politico di tregua elettorale interna, dopo i malumori seguiti alla formazione delle liste. Alla fine in Veneto hanno trovato posto in 26: da Arianna Lazzarini in prima fila, a Giuseppe Paolin a fondo sala. Assenti Franco Manzato e Germano Racchella, così come il paracadutato ligure Lorenzo Viviani, che nell'appello non viene nemmeno menzionato dal commissario-candidato Alberto Stefani, il quale peraltro non cita neanche se stesso ma dà la sua spiegazione sulla mancata convocazione del direttorio per la scelta delle candidature: «Il regionale è composto per tre quarti da parlamentari che non era opportuno decidessero del proprio destino. Il resto è matematica: avevamo 32 uscenti e, dopo il taglio di deputati e senatori, 20 caselle. Fate un po' voi».
La trevigiana Angela Colmellere sorride, malgrado sia terza nel Veneto 1 e quarta nel Veneto 2 per la Camera: «Darò il massimo lo stesso». La vicentina Mara Bizzotto ride, trovandosi all'uninominale blindato per il Senato: «Mi hanno candidata...». Gianangelo Bof, commissario provinciale della Marca e secondo al plurinominale di Venezia-Treviso-Belluno per Montecitorio, sa di essere l'unico zaiano in posizione eleggibile: «Panda io? Diciamo che sono un animale adattabile». Foto tutta veronese per Paolo Tosato, uninominale sicuro con vista su Palazzo Madama, insieme ad Elisa De Berti, vicepresidente della Regione di passaggio per un saluto: «Mi dispiace per voi candidati, ma io cinque giorni di ferie me li prendo». I cronisti evidenziano l'assenza di Mario Conte, il sindaco di Treviso (e presidente di Anci Veneto) che aveva lamentato la mancanza di un confronto sui candidati. A quel punto Zaia scende dal palco ed esce in corridoio a cercarlo: «Mi pareva di averlo visto. È in arrivo?». L'apparizione si materializzerà alla fine della conferenza stampa.


IL LEADER
L'appuntamento è l'occasione per ufficializzare lo slogan Veneto al sicuro che scandirà queste quattro settimane di campagna elettorale. «Il nostro obiettivo è metterlo in sicurezza sul piano energetico, con la pace fiscale, attraverso il controllo dell'immigrazione, tramite Quota 41», specifica il commissario Stefani. «Questa è la squadra del Veneto e spero che si ponga come primo obiettivo l'autonomia, su cui tutto il centrodestra dovrà essere solo che compatto», aggiunge il presidente Zaia. I veterani delle aule parlamentari e delle stanze governative non si illudono. «Sarà una battaglia a Roma, perché lo Stato centrale non vuole perdere parte del suo potere: come diceva Umberto Bossi, quando si sta nei Palazzi bisogna avere gli anticorpi per non farsi inglobare», dice il vicesegretario Fontana. «È difficile avere coraggio e visione se si deve mettere d'accordo tutti, come abbiamo visto con le maggioranze liquide di questi anni», concorda il ministro Erika Stefani.
Il ragionamento porta al ruolo degli alleati, con il possibile sorpasso di Fdi anche in Veneto. Alberto Stefani fa l'ottimista: «Abbiamo davanti ancora un mese, la Lega può essere tranquillamente il primo partito». Zaia fa il citazionista: «Come diceva Giambattista Vico, la storia è fatta di corsi e ricorsi. Ho visto la Lega alle stelle e poi scendere, staremo a vedere, ci vuole rispetto per gli elettori». Quelli della Lega potranno incontrare Salvini il 5 settembre a Treviso, dopodiché il leader si riunirà con gli amministratori veneti il 6, sarà a un mercato nel Padovano l'8 e chiuderà la campagna elettorale con Zaia il 21 a Villafranca di Verona, sede del collegio uninominale per la Camera che la coalizione di centrodestra ha riservato al meloniano Ciro Maschio (chissà se è un caso). In tutto questo, che ne è dei 5.000 euro chiesti ai consiglieri regionali per finanziare le Politiche? «Liberalità, nessun obbligo», taglia corto l'amministratore Massimo Bitonci. Dall'aria che tira, pare che non arriverà un centesimo.
 

Ultimo aggiornamento: 09:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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