Ponte Morandi, Gianni Mion al processo: «Nel 2010, otto anni prima, seppi che era a rischio crollo, ho taciuto per il posto di lavoro.». Il Comitato vittime: «Come ha fatto a stare zitto?»

L'ex manager ammette davanti ai giudici: "Non feci nulla perchè tenevo al posto di lavoro". I giudici devono decidere se indagarlo. Nel 2018 morirono 43 persone

Lunedì 22 Maggio 2023
Il crollo del Ponte Morandi il 14 agosto 2018. Gianni Mion

GENOVA - «Emerse che il ponte Morandi aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose "ce la autocertifichiamo". Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico». Lo ha oggi, 22 maggio 2023, detto Gianni Mion ex ad di Edizione, holding dei Benetton, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, al processo per il crollo del ponte Morandi. Mion lo ha detto riferendosi ad una riunione del 2010, ovvero otto anni prima del crollo, avvenuto il 14 agosto del 2018, crollo che ha provocato una tragedia: 43 morti, 11 feriti, quasi 600 sfollati.

Chi c'era a quella riunione del 2010

 Alla riunione parteciparono l'Ad di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia e, secondo il ricordo del manager, tecnici e dirigenti di Spea. Dopo queste frasi, l'avvocato Giorgio Perroni, che difende l' ex direttore del Primo tronco di Autostrade,Riccardo Rigacci, ha chiesto di sospendere l'esame di Gianni Mion e di indagarlo.

Rigacci è indagato insieme ad altre 58 persone. L'esame di Mion è andato avanti e i giudici hanno detto che si riservano sulla richiesta avanzata da Perroni. 

Mion: «Non feci nulla perchè tenevo al posto di lavoro»

 «Ci fu quella riunione dove venne evidenziato il problema di progettazione. Ma nessuno pensava che crollasse». Lo ha detto Mion dopo la sua testimonianza in aula. Concetto ribadito anche nel corso del controesame di diversi avvocati. «Che la stabilità dell'opera venisse autocertificata -ha detto il manager - per me era una c..., una stupidaggine e mi aveva fatto impressione. Dopo quella riunione avrei dovuto fare casino, ma non l'ho fatto. Forse perché tenevo al mio posto di lavoro. A quella riunione c'era anche Gilberto Benetton, sapeva anche lui che c'era quel problema. Ma anche lui si è fidato di questa autocertificazione. E' andata così, nessuno ha fatto nulla e provo dispiacere. Quante cose non abbiamo fatto da stupidi che cercheresti di non fare. Ho ancora molta stima di Castellucci - ha continuato -. Io penso che ci sia un motivo per cui non è stato fatto nulla in tutti questi anni. Queste grandi società sono autoreferenziali per definizione perché sono il riferimento per tutto il settore. E però anche lo Stato non ha verificato abbastanza. Io spero che adesso si verifichi meglio del passato. Spero questo per tutti. Io purtroppo non posso rinascere. Sono alla fine della mia corsa, speravo che finisse meglio».

Il Comitato vittime: «Come ha fatto a stare zitto?»

Dura presa di posizione del Comitato vittime alle dichiarazioni fatte da Gianni Mion al processo di genova. «Mi chiedo come si possa stare zitti quando si hanno tra le mani informazioni di gravità come questa e come certe persone possano dormire sonni tranquilli». Egle Possetti, presidente del comitato ricordo vittime del ponte Morandi, ha commentato così le parole con cui l'ex manager ha ammesso di essere stato a conoscenza del rischio crollo del ponte sin dal 2010. «Se fossi stata al suo posto e avessi saputo lo stato delle infrastrutture non sarei stata zitta e avrei fatto il diavolo a quattro e avrei anche fatto in modo che il problema emergesse. Speriamo che qualcuno paghi». 

Mion: «Fusione Atlantia-Abertis perchè noi impreparati»

La fusione tra Atlantia e la spagnola Abertis creò dissapori tra Gianni Mion l'allora Ad Vito Gamberale e il direttore generale Giovanni Castellucci. «Quella fusione era una mia idea perché noi eravamo molto impreparati. La gestione della rete autostradale - ha detto in aula Gianni Mion - era troppo difficile, per questo auspicavo un intervento di terzi. Gamberale l'aveva supportata all'inizio poi quando vide la reazione contraria della politica cambiò idea. Da quel momento il mio ruolo divenne marginale. Gilberto Benetton non mi seguiva più, disse che non si doveva fare. Aveva fiducia totale in Castellucci che pensava non avessimo bisogno di soci esteri». «Davamo per scontato - ha continuato Mion - che il management esistente della vecchia Autostrade fosse in grado e invece le cose non andarono così e per questo pensai ad Abertis, per diluire nostri compiti. Questo mio orientamento mi allontanò da Gamberale e Castellucci perché temevano di perdere poteri. Poi vi fu un intervento diretto a livello istituzionale, politico, sul signor Benetton, gli dissero che non si doveva fare e anche lui non era più convinto».

Mion: «Castellucci? Preparatissimo»

L'esame del pubblico ministero Walter Cotugno si è poi concentrata sulla figura di Castellucci. «Una persona preparatissima - ha ribadito il manager nel corso dell'interrogatorio - . Era uno che approfondiva tutto con grande competenza e sagacia. Andava anche nei dettagli. Con Aeroporti di Roma ha fatto un capolavoro. Avevo detto che era un accentratore forsennato? Oggi non sono in grado di rispondere. Lui ha fatto cose eccezionali, per Aeroporti ha stilato anche il protocollo per pulire i vetri e per fare togliere le gomme da masticare». Alla Guardia di finanza Mion disse che «hanno fatto i furbi per fare assolvere Castellucci nel processo per la strage di Avellino». «Lo dissi perché non era pensabile non sapesse, che non fosse informato».

Mion: «La sensazione che nessuno controllasse nulla»

«Fu fatto un errore da parte di Aspi quando acquistò Spea, la società doveva stare in ambito Anas o del ministero, doveva rimanere pubblica. Il controllore non poteva essere del controllato». Lo ha detto sempre Gianni Mion all'audizione al processo per il crollo del Morandi riferendosi ai controlli. Dopo le intercettazioni e il crollo nella galleria Bertè (A26, il 30 dicembre 2019, ndr), ha aggiunto, «avevo la sensazione che nessuno controllasse nulla. La mia idea è che c'era un collasso del sistema di controllo interno e esterno, del ministero non c'era traccia. La mia opinione, leggendo ciò che emergeva, è che nessuno controllasse nulla».

Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 09:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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